martedì 2 agosto 2011

Chi la fa l'aspetti

Stamattina leggendo su La Stampa il Buongiorno di Gramellini dedicato a Luca Marin, ho sorriso con una punta penosa di solidarietà. Già nei giorni precedenti, ogni qualvolta i tg trasmettevano lo sfogo del nuotatore ferito, uno strano disagio mi scuoteva tutta. Oggi ho avuta la piena certezza di che cosa fosse: trattasi di vicinanza, di comprensione partecipativa allo sconforto. Allora piena solidarietà per te, Luca. Però con tanti "ma":
1) le dichiarazioni rabbiose dovrebbero essere censurate direttamente dal nostro cervello. La rabbia ti porta a dire cose che vanno oltre la misura del buonsenso, della realtà e, soprattutto, della furbizia. Perché in amore bisogna sempre lavorare di strategia: gli sfoghi sull'onda della passione lesa sono deleteri, difficilmente verranno dimenticati dall'altro. Se poi le nostre parole sono filmate o scritte sortiranno come unico effetto il giro del boomerang: ci verranno sbattute in faccia, prima o poi. Le parole cementate non vanno mica via, restano restano. E a perderci per la seconda volta saremo sempre noi.
2) Dunque, contenimento, mio caro Luca. Ecco cosa dovremmo imparare ad usare per il prossimo avvenire sentimentale. Anzi, meglio emotività contenuta con tanto di sorriso mezzo abbozzato, quella che rivela ma non offende. E fa sentire pure in colpa chi ha causato la sofferenza. Orsù, cominciamo ad esercitarci già da ora. Sorridi sorridi.
3) Come mi è stato detto qualche settimana fa: "Chi la fa l'aspetti". Indovina chi è stato a dirmelo? Proprio colui a cui l'avevo fatta! Di fronte alla mia pena non ha esitato a nascondere la sua esultanza. Come biasimarlo, no? Me la sono meritata, ce la siamo meritata. Oggi mentre la Manaudou gode per la rivincita e la Pellegrini si vive la sua nuova vita senza di te e senza di me, a noi cosa resta? Abbiamo guadagnato solo delle sonore manganellate. Be', proviamo a fare in modo che siano almeno istruttive. Per il futuro.
Allora, per riprenderci sarebbe meglio mettere da parte per un po' tutte le distrazioni che non sono di natura professionale, domestica e caritatevole. E soprattutto stare zitti. Tanto il momento per la rivincita arriva sempre. Perché chi la fa l'aspetti vale anche per noi.


Un uomo con le spalle larghe, ecco cosa ci vorrebbe per te,
che ti capisce senza farlo capire e non ti spieghi mai perchè,
che ti conosca da quand'eri piccola, o che da piccola ti immaginava già.
Un uomo con le spalle larghe, lo sa bene lui come si fa.
Un uomo con le spalle larghe, la paura non sa nemmeno che è,
se tira freddo si alza il bavero e corregge il caffè.
Può ritornare sporco di rossetto, tanto ha una faccia che non tradisce,
un uomo come ce ne sono tanti, che quando vuole non capisce.
Un uomo con le spalle larghe, la fortuna non sa nemmeno che è,
ogni sera fa cadere le stelle, ogni mattina le raccoglie con te,
e se bastassero le cartoline, te ne manderebbe una ogni anno,
e poi potresti vederlo piangere, come gli uomini non fanno,
un uomo che mangia il fuoco, e per scaldarti si fa bruciare.
Diventa cenere a poco a poco ma non la smette di amare.
Un uomo con le spalle larghe tutta la vita ti prenderà,
per insegnarti e per impararti, se mai la vita basterà.
In una grande casa con le finestre aperte, in certe stanze piene di vento.
Un uomo con le spalle larghe una buona misura del tempo.

(Spalle larghe, Francesco De Gregori)

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