lunedì 18 novembre 2013

Ciao, Doris.

Ho letto Alfred e Emily nell'estate 2011, in quell'estate di cambiamenti inaspettati (e quindi) travolgenti.
Oggi, mentre commemoro la scomparsa di Doris Lessing, scopro che era nata a Kermanshah. Ai più il nome di questa cittadina non dice nulla, a me racconta di un periodo intenso - emotivamente intenso, di un affetto divenuto amore, di attese e di speranze. Mi racconta di quel viaggio che ci divideva e al contempo ci univa, di quel viaggio che tutt'oggi mi commuove.
Doris - la chiamo per nome come si fa in genere con le scrittrici (mai con gli scrittori), giacché le senti più vicine, più intime, più simili a te - mi era tornata in mente dopo l'assegnazione del premio nobel alla Munro, tanto che Il taccuino d'oro era balzato prepotente in cima ai desideri di evasione. Ci sono momenti della mia fragile esistenza che necessitano dei libri per dare conforto e sostengo ai gesti o alle scelte. E  questo romanzo mi era sembrato giusto per un presente di confusione. Non so perché. So solo che lo volevo al mio fianco.
Oggi desidero una parola qualsiasi di Doris, di quella ragazza europea nata a Kermanshah in Persia. Una qualsiasi.



Possiamo abituarci a qualsiasi cosa; va bene, è un luogo comune, ma forse bisogna viverle, certe esperienze, per coglierne fino in fondo l'orribile verità.
Da Memorie di una sopravvissuta