mercoledì 31 agosto 2011

Piccoli piaceri quotidiani

Il mattino ha l'ora in bocca? A volte sì, soprattutto quando questo oro per te significa la fortuna di essere in un posto che ti avvolge di affetto, di piacere.
E' l'alba quando apro gli occhi oggi. Il dovere mi ha svegliato per ricordarmi che devo finire un po' di cose sacrificate per vivere testa e cuore un inaspettato presente. Metto su il caffè, accendo il computer e spalanco il balcone: la brezza, la brezza della mia terra, mi accarezza subito il corpo mentre gli occhi si lasciano stravolgere da un sorgere del sole che stamane è tremendamente intenso. E' un piacere che mi toglie il fiato per quanto è sublime.
Quando il resto della casa si sveglia io ho già vissuto almeno un paio di ore di concentrazione. Così di fronte alle chiacchiere mattutine di mia madre mi arrendo a fare una pausa e le propongo di sfruttarmi per qualche commissione, in modo tale da ristorare le gambe sempre ferme. E così mi ritrovo a camminare nella strada, ancora mezza addormentata, che fino alla seconda guerra mondiale era il corso principale del paese, ovvero via dei caffè. L'unico bar rimasto attivo è quello gestito da un mio caro amico: lo Storico Bar, il caffè più bello, kitsch e mondano di tutta la zona. Il proprietario andrebbe eletto il barista più elegante di Italia: lo guardo e inevitabile mi viene da dirgli "complimenti per essere così bello di prima mattina". E' abbronzato, depilato e vestito da passerella. Che contrasto con il mio look sinistroide, finto trasandato, finto povero. Mi risponde con una scrollata di spalle, perché per lui vestirsi bene è sacro e sottolinearlo è volgare. Altra regola con lui: se ti offre la colazione non devi rifiutarla. Così mi ritrovo a fare la seconda colazione della giornata con una sana fetta di ciambella fatta in casa e con una buona dose di gossip. Lo lascio promettendogli che la prossima notte che giocheranno a nascondino nei vicoli del rione io non mancherò. A un invito del genere non si può resistere, proprio no.
Prima di far ritorno a casa, mi fermo nella piazza principale a contemplare quel che resta della chiesa di San Bernardino: pare che un tempo fosse molto bella, peccato che a deturparla non sia stato tanto un incendio quanto il pessimo gusto della ristrutturazione. Triste sorte comune a molti tesori d'Italia, anche essi tristi testimonianze del cattivo operare della prima repubblica.
Prendo la salita di casa mia, fatta di noti - ai miei piedi - sanpietrini, con due buste cariche di verdure e carne nostrane, mentre sorrido al perché proprio non mi piace vivere in quelle anonime, estranee grandi città.


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