sabato 31 dicembre 2011

Buon 2012

Il presepe vivente di Morcone (BN) 3 e 4 gennaio.


http://www.presepenelpresepe.org/

Prendi un paese che di notte sembra un grappolo di luci appeso al cielo, prendi un centro storico con strette stradine lastricate in pietra, con piccoli slarghi e vecchi terranei, prendi degli artigiani che con maestria lavorano materiali diversi ricavandone piccoli capolavori; metti gli ingredienti in una radura selvaggia e suggestiva, sormontata da una roccia maestosa ed inquietante… Diluisci il composto così ottenuto con l'acqua gelida e mormorante di un freddo torrente… Mescola tutto con un po’ di fantasia, tanta caparbietà, amore per la propria terra, spirito di sacrificio…. Metti a cuocere in una capanna a temperatura non elevata magari riscaldata dal fiato di un bue ed un asinello… Dopo una lunga cottura sforna il Presepe Vivente di Morcone ed offrilo ancora caldo a migliaia di persone….
Anno dopo anno, come un delicato soufflé, la ricetta si ripete sempre uguale per la grandezza del messaggio che reca agli uomini, sempre uguale ma insaporito da ingredienti sempre più pregiati e ricercati. Il rigido inverno morconese da 29 anni sforna questo piatto unico e tipico: Il Presepe nel Presepe; la nascita del Bambino Gesù lasciava estasiato san Pio da Pietrelcina il quale soleva dire che a Natale tutti devono essere felici…e la gente di Morcone si fa interprete del messaggio di Dio che duemila anni fa donò il proprio figlio per la salvezza dell'uomo. E mentre il pianto dell'ultimo maschio nato a Morcone si diffonde nella radura della Natività, il visitatore satollo per il piatto appena gustato non può fare a meno di ripensare al 3 e 4 gennaio per riassaggiare questa golosità. Per lui e per tutti l'altoparlante continua a ripetere: "Ricorda, siamo ad attenderti a Morcone agli inizi di ogni anno, insieme a Lui che è sempre pronto ad accoglierci in ogni momento della nostra vita".
Bruno La Marra

venerdì 30 dicembre 2011

Elenco dei grazie 2011

Anche quest'anno voglio compilare un elenco per ringraziare le persone che mi sono state più vicine, quelle che con la loro presenza, il loro affetto, le loro parole hanno contribuito ad armonizzarmi l'esistenza. L'elenco contiene solo alcuni nomi, scrivere di tutti sarebbe stato troppo noioso. Ho scelto quelli più significativi, quelli più rappresentativi. Pertanto mi perdonino coloro che non sono presenti, essi sono comunque nel mio cuore.
Spero che a tutti, ma proprio a tutti, possa arrivare la mia riconoscenza. Grazie per avermi voluta bene in questo 2011.

1) Grazie ad Antonella e Francesco, semplicemente perché sono la mia famiglia.

2) Grazie a Giovanni e Valeria, custodi della mia anima, sempre pronti a sostenermi, a incoraggirmi, a coccolarmi. La vostra casa e la vostra famiglia sono il mio rifugio, il mio necessario rifugio. Non dimenticherò mai quando a luglio mi avete stretto nel vostro abbraccio, asciugando ogni singola lacrima. Giuseppe fa il resto, per lui zia Mina farebbe qualsiasi cosa.

3) Grazie a Stefano, sei tu il mio 2011. Sei ricomparso nella mia vita dopo 15 anni di silenzio in una calda sera di agosto mentre piangevo per un altro ragazzo, e mi hai trascinata in questa folle storia a distanza, insegnandomi a voler bene in modo semplice e al contempo straordinario. Il ragazzo dalle poche parole che ha saputo parlarmi meglio di chiunque altro, il mio Stefano.

4) Grazie a Stefano, un insostituibile punto di riferimento. Quanto mi sono vitali il tuo affetto e i tuoi consigli per la crescita della mia cultura e della mia persona.

5) Grazie a Martina, Alba, Alessia, Giustina, Giovanna e Maria, le mie amiche di infanzia. Ci siete sempre state e continuate ad esserci - sempre a "quel" livello. E' stato bello poter condividere con voi i primi momenti con Stefano, il vostro tifo è stato superbo.

6) Grazie a Maria Antonia, Antonella, Silvia, Emy, Daphne e Ester, amiche del secondo decennio della mia vita. Anche in questo anno mi siete state fondamentali. Siete il mio presente.

7) Grazie a Cecilia, perché testimonia che anche sul lavoro è possibile instaurare rapporti straordinari. Abbiamo lavorato in un clima di stima e di fiducia reciproca, non dubitando mai della preparazione e del lavoro dell'altra. E grazie a Rosa e padre Giuseppe per avermi dato sempre tanta tanta fiducia.

8) Grazie ai miei studenti. Quante volte il vostro "grazie maestra" a fine lezione mi ha colorato la giornata di gioia immensa. Ringrazio in particolare i miei studenti preferiti (perché è vero che gli insegnanti hanno i propri alunni del cuore): Masiullah, Ajmal, Joy e Isak. Siete proprio belli!

9) Grazie a Sara, la mia coinquilina, perché insieme abbiamo pianto attorno al tavolo della nostra cucina per amori che stavano fallendo; e per aver poi sprizzato la casa di felicità per la nascita di nuovi sentimenti: tutto insieme, tutto contemporaneamente.

10) Grazie a Simone e Alberto, perché l'affetto e la stima resta anche dopo un coinvolgimento sentimentale.

mercoledì 28 dicembre 2011

Wisława

Ella in cielo

Pregava Dio,
pregava con fervore
perché facesse di lei
una felice ragazza bianca.
E se ormai è tardi per tali cambiamenti,
allora, Signore Iddio, guarda quanto peso
e toglimene almeno la metà.
Ma Dio, benevolo, disse: No.
Le posò soltanto la mano sul cuore,
le guardò in gola, le carezzò il capo.
E quando tutto sarò compiuto - aggiunse -
mi allieterai venendo a me,
mia nera gioia, tronco colmo di canto.

Wisława Szymborska (Bnin, 2 luglio 1923) è una poetessa e saggista polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996.



Mal preparata all'onere di vivere,
reggo a fatica il ritmo imposto dall'azione.
Improvviso, benché detesti improvvisare.
Inciampo a ogni passo nella mia ignoranza.
Il mio modo di fare sa di provinciale.
I miei istinti hanno del dilettante.
L'agitazione, che mi scusa, tanto più mi umilia.
Sento come crudeli le attenuanti.
(da Una vita all'istante)


Nulla due volte accade
né accadrà. Per tal ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.
(da Nulla due volte)

sabato 24 dicembre 2011

Il mio Natale con voi

Il mio pensiero va a quanti di voi sono in un momento delicato della vita, a quanti questa festa non riempie il cuore ma ricorda solo il proprio dolore, il proprio turbamento, la proprio solitudine.
A tutti voi vorrei che arrivasse il mio abbraccio più caldo, il mio sorriso più intenso.
Sono con te Tullio che affronti un momento di fatica, con te zia Maria che questo Natale ti sentirai ancora più sola, con voi Antonella e Corrada per la scomparsa di vostro zio, con te Stefano che passarai questa festa in un cantiere, con te Domenico che sei in missione in Afghanistan, con te che ti senti tanto tanto abbandonato.
Il mio Natale è con voi.

venerdì 23 dicembre 2011

BUON NATALE

Canto di natale




Natale - Francesco De Gregori

C'è la luna sui tetti e c'è la notte per strada
le ragazze ritornano in tram
ci scommetto che nevica, tra due giorni Natale
ci scommetto dal freddo che fa.
E da dietro la porta sento uno che sale
ma si ferma due piani più giù
un peccato davvero ma io già lo sapevo
che comunque non potevi esser tu
E tu scrivimi, scrivimi
se ti viene la voglia
e raccontami quello che fai
se cammini nel mattino e ti addormenti di sera
e se dormi, che dormi e che sogni che fai.
E tu scrivimi, scrivimi per il bene che conti
per i conti che non tornano mai
se ti scappa un sorriso e ti si ferma sul viso
quell'allegra tristezza che ci hai
Qui la gente va veloce ed il tempo corre piano
come un treno dentro a una galleria
tra due giorni è Natale e non va bene e non va male
buonanotte torna presto e così sia.
E tu scrivimi, scrivimi
se ti viene la voglia
e raccontami quello che fai
se cammini nel mattino e ti addormenti di sera
e se dormi, che dormi e che sogni che fai.

lunedì 19 dicembre 2011

L'Italia sono anch'io Piemonte

Lo scrittore che diventò presidente: Václav Havel

Un paio di anni fa ho svolto un tirocinio presso la Biblioteca Nazionale di Roma. Nella sala di scienze giuridiche e sociali, ove scelsi volutamente di lavorare, c'era una bibliotecaria che aveva la capacità di alimentare la mia fantasia quotidianamente grazie al modo in cui si agghindava (restavo a bocca aperta per le sue collane, i suoi bracciali in stile etnico - costoso, i suoi vestiti rossi), alla sua lunga chioma fulva e soprattutto alla sua vita. Aveva un passato da militante del PCI e da femminista, e un presente votato al sociale e a piangersi addosso per le sventure coniugali. Quando riusciva a sottrarmi alla responsabile della sala, mi braccava con i suoi racconti riguardanti le varie battaglie tenute in giro per il mondo. "Dott. ssa F., in questo periodo sto leggendo la biografia di una scrittrice del Nicaragua", "Oddio il Nicaragua! Ricordo quando siamo andati in Nicaragua a fare la marcia per la pace. Avevamo lo scalo a Mosca, era il 24 dicembre...". Facevo sempre così: le offrivo degli spunti affinché mi aprisse una finestra sull'ardore per i diritti civili della sua generazione, su quell'ardore per le cose da cambiare che la mia generazione sembra non conoscere.
La mattina, appena arrivata, mi passava L'Unità. Un giorno mi fermai a lungo a leggere la pagina della cultura: c'era un articolo sul Václav Havel drammaturgo. Ricordo che, una volta a casa, presi la lista dei libri da leggere e inserii subito alcune sue opere. Ogni volta che penso alla mia amica bibliotecaria rossa, penso sempre al proposito di esplorare l'Havel scrittore. Chissà perché, strani meccanismi tengono assieme i miei ricordi e i miei propositi.
Alla notizia della scomparsa dell'autore ceco sono andata a prendere la mia famosa lista: "Il potere dei senza potere" e "Lettere ad Olga" sono sempre lì, in bella vista. E' giunto il tempo di adempiere a quel vecchio desiderio di conoscenza. Penso che il 2012 possa essere l'anno giusto per il nostro incontro.
Intanto, mi sembrava doveroso ricordarlo in questo spazio. Evito di fare accenni alla rivoluzione di velluto, al muro di Berlino e a quant'altro riguardi la sfera politica di quest'uomo, voglio solo fermarmi a salutare lo scrittore Havel, lo scrittore che divenne presidente.

La Speranza

O abbiamo la speranza in noi, o non l'abbiamo;
è una dimensione dell'anima,
e non dipende da una particolare osservazione del mondo
o da una stima della situazione.
La speranza non è una predizione,
ma un orientamento dello spirito e del cuore;
trascende il mondo che viene immediatamente sperimentato,
ed è ancorata da qualche parte al di là dei suoi orizzonti.




Essere vittoriosi grazie alle proprie sconfitte.
(Lettere a Olga, 1988)

sabato 17 dicembre 2011

Alfonsina

Due Parole

All’orecchio questa notte mi hai detto due parole
comuni. Due parole stanche
di essere dette. Parole
che da vecchie si son fatte nuove.

Due parole così dolci, che la luna che passava
filtrando tra i rami
nella mia bocca si è fermata. Due parole così dolci
che una formica mi cammina sul collo e resto immobile
non provo nemmeno a scacciarla.

Due parole così dolci
che senza volerlo esclamo: oh, che bella, la vita!
Così dolci e così mansuete
che oli profumati scorrono sul corpo.

Così dolci e così belle
che nervose, le mie dita,
si muovono verso il cielo imitando una forbice.

Vorrebbero le mie dita
tagliare stelle.

(Il dolce danno, 1918)




Al di sopra di tutto amo la tua anima. Attraverso il velo della tua carne la vedo brillare nell’oscurità: mi avvolge, mi trasforma, mi satura, mi affascina. Allora parlo per sentire che esisto, perché se non parlassi la mia lingua si paralizzerebbe, il mio cuore smetterebbe di palpitare, tutta mi disseccherei abbagliata.
(Poesie d'amore, 1926)


Alfonsina Storni (1892 - 1938), di origini ticinesi, è stata una poetessa, drammaturga e giornalista argentina.
Alla sua morte per annegamento volontario in mare Ariel Ramirez ha dedicato la canzona "Alfonsina y el mar", la cui interpretazione più intensa è stata quella di Mercedes Sosa.


martedì 13 dicembre 2011

Profeta di ieri e di oggi

Capi d'accusa:

"indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione di denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione straniera, collaborazione con la Cia, uso illecito di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna (almeno in quanto colpevole incapacità di punirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell'Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani (responsabilità, questa, aggravata dalla sua totale inconsapevolezza), responsabilità della condizione, come suol dirsi, paurosa, delle scuole, degli ospedali e di ogni opera pubblica primaria, responsabilità dell'esplosione "selvaggia" della cultura di massa e dei mass-media, responsabilità del decadimento della Chiesa, e infine, oltre a tutto il resto, magari, distribuzione borbonica di cariche pubbliche ad adulatori.
Senza un simile processo penale, è inutile sperare che ci sia qualcosa da fare per il nostro Paese".
(Pier Paolo Pasolini, il Mondo, 28 agosto 1975).

Questi, secondo Pasolini, sarebbero stati i reati commessi dai governanti democristiani, per i quali sarebbe stato giusto un processo penale. Leggendo questo suo articolo del 1975 non ho potuto non pensare a quanto di simile e di peggiore sia stato commesso successivamente.
In un altro articolo guarda con profondo rammarico alla società italiana ormai guidata soltanto dal "laicismo consumistico". E' quell'appiattimento culturale che ha permesso ad una classe dirigente senza scrupoli e alla religione capitalistica di portare l'Italia ad un livello di degradamento vergognoso. Sappiamo tutti - anche i meno istruiti - quanto tutto ciò sia caratteristico dei tempi del bunga bunga morale, politico, economico.
Una differenza notevole, tuttavia, tra quegli anni e i miei berlusconiani, risiede nell'assenza di voci in grado di spiegarci la società odierna con quella perspicacia spirituale. Oggi i filosofi e i poeti gracchiano, Pasolini invece interpretava e profetizzava. Si provi a rileggere i suoi scritti o ad ascoltare i suoi interventi per rendersi conto di quanto ogni sua parola sia straordinariamente attuale, tristemente attuale.

domenica 11 dicembre 2011

I 100 anni di Mahfuz

Spendo le ore più nobili del momento presente in una scuola d'italiano per rifugiati politici. Questo venerdì mi hanno chiesto di andare in una nuova classe per sostituire una delle insegnanti. Arrivo, mi presento, ci presentiamo. Tra i soliti rumorosi afghani, un bellissimo eritreo e un antipatico curdo, c'è un uomo egiziano. Quando mi dice che viene da Il Cairo sento salire la commozione, penso a piazza Tahir, a piazza Tahir colma di manifestanti e di volontà di cambiamento. Mi dice in un italiano stentato che è in Italia da circa 4 mesi, che fa il decoratore e si chiama Hanif. Per tutta la durata della lezione sento uno sguardo tenero e un sorriso altrettanto tenero seguirmi passo passo, mentre gli afgani fanno i gradassi e l'eritreo elegantemente parla nel suo italiano base.
Hanif mi ha ricordato la letteratura di Mahfuz. Oggi, 11 dicembre, ricorre il centenario della sua nascita. Qualche giorno fa in Egitto hanno nuovamente osato dire che i suoi libri incitano "alla prostituzione, all'uso della droga, alla promiscuità sessuale, all'ateismo". Peccato che egli sia stato uno dei riferimenti spirituali e culturali della primavera araba; peccato che egli sia stato insignito del premio Nobel in qualità di importante maestro contemporaneo - non solo per il popolo arabo; peccato che una giovane donna europea quando le nominano l'Egitto pensi subito a piazza Tahir e a Mahfuz (e non a Cleopatra e alle piramidi). Peccato, no! Per fortuna che c'è stato il suo pensiero.
Buon compleanno, Maestro Mahfuz.

"Quando il treno si fermò, vide che non c'era nessuno ad attenderlo. Dov'era il suo segretario? Dov'era il personale d'ufficio e i fattorini? Cercò con lo sguardo fra la gente in piedi sul marciapiede, ma non riconobbe nessuno. Cosa era accaduto? L'attacco nei pressi del Canale era stato violento, ma anche Il Cairo era in subbuglio?
Lasciò il suo posto nella parte anteriore della carrozza e s'incamminò verso l'uscita, valigetta in mano, sentendosi teso e irritato, poi preoccupato, finché, spinto da un impulso naturale, cominciò a osservare con attenzione i volti della gente".
(Autunno egiziano, 1962)


Le parole del signor G

C'è sempre un signor G che mi parla, che mi distende il volto e mi illumina lo sguardo. Sono le parole di un signor G "a caso" che mi regalano le energie necessarie per affrontare il chiacchiericcio sgrammaticato del mondo circostante.
Talvolta queste parole arrivano da terre di antica tradizione culturale e di pericoloso pensiero coevo; altre volte sono le parole di una certa musica d'autore italiana, come quella di Gaber, che hanno il compito di introdursi nel mio animo per purificarlo.
Certe domeniche hanno proprio un sapore pieno della Vita allorquando queste parole ti parlano...

Proposito d'amore - Giorgio Gaber

Quando la vidi
ricordo che mi invase lo stupore
e non la voglia
io non avevo più le mie paure
di fronte al nuovo e alla meraviglia.

Poi quell'attesa
di quando ingenuamente si prevede
il grande evento
la vera essenza di quello che mi accade
è solo il mio, insieme al suo sconvolgimento.

E non lo so se sia il destino oppure il caso
ma in questi tempi così ostili e incerti
mi prende l’innocente e un po' ambizioso
proposito di amarti.

Un grande amore
per crescere davvero
è l'emozione delle cose più preziose per la mia sopravvivenza
è la scoperta di una semplice realtà che muove il mondo intero
perché senza due corpi e due pensieri differenti
non c'è futuro.

Poi fatalmente
non riesco a ritrovare quasi mai
quei primi istanti
e non so neanche se sia proprio lei
la stessa donna dei nostri primi incontri.

E piano piano
diventa un voler bene consumato
un sogno spento
e in un silenzio colpevole e smarrito
io vado via col mio incostante sentimento.

E non capisco se sia di nuovo il caso
col mio bisiogno di uccidere e adorare
di avere ancora un forte e rigoroso
proposito di amare.
Un grande amore che ora sto cercando
non è bisogno di avventura né paura di vivere da solo
non è il richiamo dell'ennesima poesia ma un credo più profondo
perché senza due corpi e due pensieri differenti
finisce il mondo.
Perché senza due corpi e due pensieri differenti
finisce il mondo.



giovedì 1 dicembre 2011

Dicembre

Dopo una notte passata a disegnare e a cancellare possibili cambiamenti, mi sono svegliata con gli occhi gonfi e la mente altrettanto gonfia. Così, contravvenendo all'abitudine di leggere le notizie di prima mattina, ho deciso che la giornata sarebbe dovuta iniziare con una passeggiata calmante nei blog di letteratura. Con in bocca ancora l'amarezza per non riuscire a comunicare in modo dignitoso, mi sono imbattuta in Pasolini e in questi suoi versi. Incredibilmente attuali, incredibilmente miei.
Alla letteratura e alla musica lascio il compito di esprimermi in questo strano autunno. Perdonate, pertanto, se sono troppo citazionista. Non posso fare diversamente.


Siamo stanchi di diventare giovani seri,
o contenti per forza, o criminali, o nevrotici:
vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare
qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.

Non vogliamo essere subito già così sicuri.
Non vogliamo essere subito già così senza sogni.
(Pier Paolo Pasolini, Lettere Luterane)


mercoledì 30 novembre 2011

Piove fitto fitto

Non ha parole, Aska. Le ha perse di nuovo tutte. Di nuovo. Ciclicamente di nuovo.
In silenzio guarda la pioggia che cade tutta attorno, mentre ripensa al post scritto nel novembre dello scorso anno. Il post sui muri. Quei muri che tornano assieme alla pioggia e assieme alle parole: ciclicamente tornano e vanno via.

E aspiette che chiove
l'acqua te 'nfonne e va
tanto l'aria s'adda cagnà
(Quanno chiove, Pino Daniele)

Già l'aria s'adda cagnà...


E quando le tue paure si placano
E le ombre rimangono ancora
So che puoi amarmi
Se non rimane più nessuno da incolpare
Per cui non importa l'oscurità
Possiamo ancora trovare una via
Perché niente dura per sempre
Nemmeno la fredda pioggia di Novembre

You're not the only one
You're not the only one

Non credi di aver bisogno di qualcuno?
Non credi di aver bisogno di qualcuno?
Tutti hanno bisogno di qualcuno
Non sei l'unica
Non sei l'unica


venerdì 25 novembre 2011

Per quelle anime solitarie

sono state giornate furibonde
senza atti d'amore
senza calma di vento
solo passaggi e passaggi,
passaggi di tempo





ti saluto dai paesi di domani
che sono visioni di anime contadine
in volo per il mondo

mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che grande questo tempo che solitudine
che bella compagnia

giovedì 24 novembre 2011

True Love

Un possibile scambio di battute tra Aska e Chirone:



Regaliamoci un sorriso




In una serata di lacrime portate dal vento dell'Oriente e dalle tempeste del capitalismo occidentale, mi sono imbattuta in un link di facebook davvero esilarante.
Regaliamoci un sorriso, Aska.

mercoledì 2 novembre 2011

domenica 30 ottobre 2011

Nel sabato notte della signorina G


Marie a dèjà souffert toutes les peines de l'Enfer,
On va lécher ses pieds, Elle a tué sa mère!

Conservi memoria nelle tue radici
Conservi memoria nelle tue radici

venerdì 28 ottobre 2011

Andrea Camilleri sulla campagna "L'Italia sono anch'io"

L'Italia sono anch'io



E' in corso in tutta Italia la campagna "L'Italia sono anch'io" con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica e la politica sui diritti dei cittadini stranieri residenti in Italia. La raccolta firme riguarda due proposte di legge di iniziativa popolare: una è sull'introduzione dello "ius soli temperato" e l'altra è sul diritto di voto alle elezioni amministrative per i lavoratori regolarmente presenti sul territorio italiano da cinque anni.
L'iniziativa è promossa da 19 organizzazioni della società civile (Acli, Arci, Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2 - Seconde Generazioni, Sei Ugl, Tavola della Pace, Terra del Fuoco) e dall’editore Carlo Feltrinelli.


Nea Artgallery

Si inaugura oggi, 28 di ottobre, a Napoli la Nea Artgallery, nuovo spazio espositivo nato dall'idea di un gruppo di giovani imprenditori ed artisti partenopei. Riunisce 27 artisti con linguaggi espressivi, poetiche e tecniche diverse; si va dalla pittura alla grafica, dalla fotografia alle elaborazioni con iMovies. "Tutto dovrà raccontare che la nostra Polis artistica è viva di vita pulsante e che Napoli ha creatività latente che è fuoco sotto la cenere", dicono gli artisti. E ancora: "La mostra è organizzata per quartieri concettuali, distribuendo le opere per affinità di linguaggio e dividendo lo spazio espositivo per argomenti. Il pubblico attraverserà la galleria come in una passeggiata per i quartieri immaginari dell'arte della città, un percorso che si districa tra i vicoli stretti dei più diversi linguaggi espressivi. I visitatori incontreranno la pittura "artigianalmente intesa", quella che viene fuori da ricerche di artisti che ancora credono nella tela dipinta come unica finestra possibile per trascendere l'umano. Lo stesso pubblico potrà ammirare poi i miracoli della sperimentazione grafica contemporanea, volgendo lo sguardo un attimo dopo a fotografie d'autore e farsi incuriosire dalle opere degli artisti visuali che lavorano con iMovies. Ritroverà l'idea del design e si confronterà con la sua eterna ambizione di trovare il compromesso con l'arte non-pratica e per questo più vera. Svolterà per i percorsi bui e suggestivi dell'underground napoletano fino a interagire con installazioni plastiche che prendono atto dei nuovi modi di percepire l'arte, che vanno al di là del puro visibilismo".

La galleria sarà aperta dal 28 ottobre al 10 dicembre 2011 in via Costantinopoli 53.

La segnalo con particolare calore perché tra i 27 artisti presenti ci sono anche le opere dei fratelli Scu8 della Scarabattola (http://lnx.lascarabattola.it/). Artisti di uno straordinario talento.


venerdì 21 ottobre 2011

Nel venerdì pomeriggio della signorina G



E poi e poi e poi
non saremmo più soli io e lei
finalmente coinvolti davvero
potremmo di nuovo guardare il futuro
e riparlare del mondo
non più come condanna
ma cominciando da noi
un uomo e una donna.

domenica 16 ottobre 2011

Erri

Mi torna in mente il passato con parvenza di intero, per un bisogno di appartenenza a qualcosa, che stasera mi spinge verso di esso, verso una provenienza.
(Non ora, non qui)


"Miriam, sai che cos'è la grazia?" "Non di preciso", risposi.
"Non è un andatura attraente, non è il portamento elevato di certe nostre donne bene in mostra. E' la forza sovraumana di affrontare il mondo da soli senza sforzo, sfidarlo a duello tutto intero senza neanche spettinarsi. Non è femminile, è dote di profeti. E' un dono e tu l'hai avuto. Chi lo possiede è affrancato da ogni timore.
L'ho visto su di te la sera dell'incontro e da allora l'hai addosso. Tu sei piena di grazia. Intorno a te c'è una barriera di grazia, una fortezza.
Tu la spargi, Miriam: pure su di me"
(In nome della madre)

"Una sola speranza ci resta"

Tra le innumerevoli parole - che si sono a volte sprecate - sui fatti di Roma, l'editoriale di Calabresi su La Stampa è quello che merita di essere letto e diffuso. Un'accorata richiesta a noi giovani, alla nostra capacità di diffondere l'unica arma in grado di costruire una società migliore: la speranza.


Una sola speranza ci resta ed è legata a quei giovani che non ascoltano, che si tappano le orecchie di fronte ai discorsi improntati al pessimismo e che nel loro cuore sognano e sperano. Ce ne sono ben più di quanto si possa immaginare e molti erano in piazza ieri: li abbiamo visti battere le mani a polizia e carabinieri, li abbiamo visti provare a cacciare dal corteo gli incappucciati, li abbiamo visti piangere di rabbia. Ragazzi, il futuro è vostro se imparate subito a rifiutare la violenza, a non tollerarla mai, a isolare chi la predica e la mette in atto, a denunciarla il giorno prima e non quando ormai il corteo è partito. Il futuro esiste se ve lo costruite con speranza e tenacia e se non ve lo fate scippare da chi non crede in nulla.

Amici indignati

Per un paio (ma credo siano di più) dei miei amici che hanno strizzato l'occhio ai black bloc, in compenso moltissimi altri hanno scelto facebook per esprimere il loro rammarico.
Il primo messaggio che mi è comparso stamattina è lo status di Simone, per il quale nutro una stima profondissima - pari al bene che gli voglio. Nelle parole che scrive ci leggo tutto il suo modo di essere, tutto il suo quotidiano. Io, lui e gli "inkazzati neri" (come si sono definiti gli amici che hanno subito la rimozione dai contatti) abbiamo passato insieme i primissimi anni di università, dividendo tempo, risate e progetti. Grazie Simone, con te mi sono sempre sentita orgogliosa della nostra generazione. Anche oggi.

Simone, dottorando in storia del cinema, produttore e scrittore:

Indignarsi non serve a niente, è un atto transitorio e passeggero e può sfociare nel qualunquismo. Bisogna reagire. Cercare di essere onesti nella vita di tutti i giorni, sfuggire alle logiche mafiose, credere nel lavoro e unire le proprie forze con altri che la pensano come te. Per riprenderci la democrazia dobbiamo farla rinascere dal basso, dalle cose più elementari.

Stefano, studente di archeologia:

Dopo oggi non so che dire. Forse non capisco o non voglio capire ma la violenza messa in atto è stata spaventosa... Forse sbaglio a volere le cose in maniera più pacifica, più tranquilla ma quando c'è toccato salvare bambini, disabili e persone impaurite, oggi, ho avuto paura, ho avuto paura che questo stato di cose non cambi mai. Che questa violenza generi solo brutalità, senza risparmiare nessuno. E forse qualcuno c'ha rimesso...

Valentina, impiegata e studentessa in economia:

....l'Italia ha perso un'occasione!!Da domani, si torna al lavoro per costruire un nuovo Paese!

Doriana, studentessa in scienze della comunicazione:

INDIGNATA con tutte le teste di cazzo che non sanno manifestare pacificamente x i propri diritti...poiché privi della "favella" che tanto vantiamo di possedere in qualità di esseri umani...non chiamiamoli bestie...poiché le bestie hanno più dignità...diamo modo ai nostri politici di dichiarare ancora una volta il fallimento del popolo italiano che tenta di far sentire la sua voce!!>.<

Michele, studente in scienze dei materiali:

Per una volta faccio mie le parole di Alemanno: "Adesso gli Indignatos sono i cittadini di Roma"; Degli IDIOTI stanno devastando una delle Piazze più belle della MIA Città e pensano di essere dei rivoluzionari. Siete solo dei Figli di Papà viziati e annoiati, parassiti della società.

Antonella, laureata in scienze della comunicazione e disoccupata:

Di ritorno dalla manifestazione con tanta tristezza nel cuore: perchè in questo paese non riusciamo ad essere uniti per il bene comune?! :(

Domenico, regista e scrittore, vive in Canada:

so sad to be at the inspiring Occupy Vancouver, hearing people talking about Rome, the only city in the world where the peaceful worldwide protest turned in a provincial display of idiocy...

Andrea, docente di bioetica:

a quei manifestanti deficienti che stanno distruggendo Roma direi che manganellate e fumogeni non bastano, gli ci vogliono decenni di dittatura perchè, tanto, della libertà non sanno che farsene!!!
Vergogna!!!
Indignato sono io di dover condividere l'appartenenza al genere umano con gente simile!!!

Francesca, studentessa in servizi sociali:

la non violenza è la più grande forza a disposizione dell'umanità. E' più potente della più potente arma di distruzione che l'ingegno dell'uomo abbia mai escogitato. Quella della distruzione non è la legge degli uomini!!!!

sabato 15 ottobre 2011

Indignata!

Guardo le immagini che provengono dalla mia Roma, dalla Roma messa a fuoco da un centinaio di balordi, e mi rattristo. Profondamente.
C'ero moralmente anche io in quella piazza ad urlare il desiderio di avere un presente e un futuro dignitoso. Ero pronta anche io ad unirmi alle parole di tutti coloro che avrebbero voluto tanto ricordare e ricordarsi che cosa andrebbe cambiato, affilato, migliorato, e che cosa dovrebbe essere tutelato per continuare ad essere cittadini veri, partecipi, soddisfatti. Volevo anche io essere parte di quella bella Italia, per questo ora mi sento tanto ma proprio tanto addolorata. La loro stupidità mi ha tolto la parola, mi ha azzittita. Per colpa di chi o per volontà di chi è avvenuto tutto è da capire, le cause e gli effetti sono palesi.
Mi ha resa ancora più triste, però, leggere su Facebook che uno dei miei amici dell'università osa legittimare il comportamento di quel manipolo di delinquenti incappucciati. E lo fa nel seguente modo:

Black Block?? NO! INCAZZATI NERI!!
A 20 anni senza un futuro, mai vedranno una pensione, mai una casa di proprietà, lavoro precario...un figlio??? macchè, sei matto?!?!?
NON HO NIENTE DA PERDERE?!?!?!
Allora se becco Bersani, Berlusconi o qualsiasi rappresentante dello stato, gli tiro una pietra!
E non dite che con una manifestazione pacifica avrebbero sentito le nostre ragioni!!! Sono anni che manifestiamo,e non è mai cambiato nulla!!
Ora si che hanno sentito!!!
Date un futuro a questa gente, e nessuno rischierà la galera per tirare due sassi a chicchesia!!
Black Future!! Questi sono!! Con un futuro nero e un presente di rabbia!!!

E' vero che una manifestazione pacifica non avrebbe cambiato nulla, che non avrebbe diminuito la fame degli squali, dei draghi di questo mondo, che i moloch del potere non avrebbero mai tenuto in conto i desideri espressi in cori di cittadini in tutto il mondo, che continueremo a subire le depredazioni di questa malata società capitalista. Ma questo modo di agire è riprovevole, è da stupidi. Sporca il nostro presente, ci inzozza il potere, disturba la comunicazione.
Mi dispiace che ragazzi con la mia stessa formazione, con i miei stessi sogni e progetti di vita facciano parte di questa schiera. Che tu non ne prenda le distanze, mio caro Dario, questa per me è una grande delusione. Mi dispiace proprio tanto che un ragazzo come te sia così sordo al richiamo di un mondo migliore.
Io preferisco continuare a costruire pacificamente il mio futuro, giacché per me solo il rispetto, l'attenzione, la cura verso il prossimo, lo studio, il lavoro, il sacrificio, la lealtà saranno in grado di generare conseguenze virtuose per noi e per i nostri figli. Ci credo fermamente, nessun governo e nessuna crisi economica potranno mai cambiare questo mio pensiero.
Le pietre che ho sempre scelto di scagliare contro le ingiustizie si chiamano libri. Forse per questo ora, in questo sabato sera, mi accingo a togliere dal mio computer e dalla mia testa le immagini di una città inutilmente e ingiustamente devastata per prendere in mano un libro. Con esso provo ad allontanare la tristezza, con esso provo a ritrovare la speranza per questa nostra generazione, per questo nostro mondo, per questo nostro domani. Per un domani più bello.

giovedì 29 settembre 2011

Buon "viaggio", Wild















E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell'aria. Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio.
(Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio)

giovedì 15 settembre 2011

Nella stagione che illumina il viso

Anche oggi, anche in questa giornata dal retrogusto settembrino, l'Ave Maria di Faber si introduce in me e mi eleva al di sopra delle aspettative, delle lontananze, delle incertezze e dei perché. Mi ricorda che sono nella stagione del non definito, del possibile e dell'impossibile, dell'immediato futuro e del tenero passato. 
Sì, Maria; sì, Aska: questo è il momento di essere donna. Di amare, di vivere, di sperare come donna. Ora e qui, in questo presente scivoloso. 

Sai che fra un'ora forse piangerai
poi la tua mano nasconderà un sorriso:
gioia e dolore hanno il confine incerto
nella stagione che illumina il viso.

mercoledì 7 settembre 2011

Emshab

Ci sono passati e luoghi di cui non riesci proprio a liberarti. Tornano, irrompono, sconvolgono, e forse tra qualche tempo ti lacereranno nuovamente. Prima che perdano vigore e si smarriscano tra la nebbia della memoria ci vorranno di nuovo tante energie, molto tempo e un grande coraggio. Ma che importa, intanto sono il tuo imprevisto presente. Straordinario presente.
Quando la vita mescola i tuoi ricordi e tu ti ritrovi ad emozionarti ancora una volta: emshab (stasera) e chissà ancora per quanto ancora.





lunedì 5 settembre 2011

Com'era verde la nostra valle




E lasciò la città natale dalle vie tortuose, dai frontoni intorno ai quali sibilava il vento umido, lasciò la fontana e il vecchio noce del giardino, i fidi compagni della sua giovinezza, lasciò anche il mare che amava tanto, e non ne provò alcun dolore. Perchè era diventato grande e avveduto, aveva capito che cosa era essenziale per lui ed era pieno di scherno per la vita bassa e prosaica che lo aveva tenuto per tanto tempo legato a sé.
(Tonio Kroger, Thomas Mann)




Girerò per le strade finché non sarò stanca morta
saprò vivere sola e fissare negli occhi
ogni volto che passa e restare la stessa.
Questo fresco che sale a cercarmi le vene
è un risveglio che mai nel mattino ho provato
così vero: soltanto, mi sento più forte
che il mio corpo, e un tremore più freddo
accompagna il mattino.

(Agonia, Cesare Pavese)





E in ogni caso ricordati che non è solo la saggezza dei soffitti ad essere infinita,
lo sono anche le sorprese della vita.

(Tutti i nomi, José Saramago)







Quante volte ho cercato il sole, quante volte ho mangiato il sale,
la città aveva mille sguardi io sognavo montagne verdi.
(Montagne verdi, Marcella Bella)



Il testamento del momento presente

Sotto una piccola stella

Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Sopporta, mistero dell’esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.
Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
Chiedo scusa al tutto, se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti, se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
e poi fatico per farle sembrare leggere.

Wislawa Szymborska

mercoledì 31 agosto 2011

Storico Bar

Il nostro Storico Bar!
C'è anche il gruppo facebook, dedicato a tutti noi che amiamo il posto e il proprietario. https://www.facebook.com/group.php?gid=50369463527


Piccoli piaceri quotidiani

Il mattino ha l'ora in bocca? A volte sì, soprattutto quando questo oro per te significa la fortuna di essere in un posto che ti avvolge di affetto, di piacere.
E' l'alba quando apro gli occhi oggi. Il dovere mi ha svegliato per ricordarmi che devo finire un po' di cose sacrificate per vivere testa e cuore un inaspettato presente. Metto su il caffè, accendo il computer e spalanco il balcone: la brezza, la brezza della mia terra, mi accarezza subito il corpo mentre gli occhi si lasciano stravolgere da un sorgere del sole che stamane è tremendamente intenso. E' un piacere che mi toglie il fiato per quanto è sublime.
Quando il resto della casa si sveglia io ho già vissuto almeno un paio di ore di concentrazione. Così di fronte alle chiacchiere mattutine di mia madre mi arrendo a fare una pausa e le propongo di sfruttarmi per qualche commissione, in modo tale da ristorare le gambe sempre ferme. E così mi ritrovo a camminare nella strada, ancora mezza addormentata, che fino alla seconda guerra mondiale era il corso principale del paese, ovvero via dei caffè. L'unico bar rimasto attivo è quello gestito da un mio caro amico: lo Storico Bar, il caffè più bello, kitsch e mondano di tutta la zona. Il proprietario andrebbe eletto il barista più elegante di Italia: lo guardo e inevitabile mi viene da dirgli "complimenti per essere così bello di prima mattina". E' abbronzato, depilato e vestito da passerella. Che contrasto con il mio look sinistroide, finto trasandato, finto povero. Mi risponde con una scrollata di spalle, perché per lui vestirsi bene è sacro e sottolinearlo è volgare. Altra regola con lui: se ti offre la colazione non devi rifiutarla. Così mi ritrovo a fare la seconda colazione della giornata con una sana fetta di ciambella fatta in casa e con una buona dose di gossip. Lo lascio promettendogli che la prossima notte che giocheranno a nascondino nei vicoli del rione io non mancherò. A un invito del genere non si può resistere, proprio no.
Prima di far ritorno a casa, mi fermo nella piazza principale a contemplare quel che resta della chiesa di San Bernardino: pare che un tempo fosse molto bella, peccato che a deturparla non sia stato tanto un incendio quanto il pessimo gusto della ristrutturazione. Triste sorte comune a molti tesori d'Italia, anche essi tristi testimonianze del cattivo operare della prima repubblica.
Prendo la salita di casa mia, fatta di noti - ai miei piedi - sanpietrini, con due buste cariche di verdure e carne nostrane, mentre sorrido al perché proprio non mi piace vivere in quelle anonime, estranee grandi città.


lunedì 29 agosto 2011

Incontri folgoranti

Quanto mi piacciono le biblioteche. In genere sono i luoghi dove si incontrano i personaggi più interessanti, dove si intavolano discorsi leggeri ma profondi, dove non ci si rivolge quasi mai all'altro in modo presuntuoso. Sì, perché il popolo dei libri è sempre gentile, accorto, affabile (salvo eccezioni, ovviamente). E' quasi impossibile andare via dai quei posti senza aver ricevuto una parola o un gesto di premura. Figuriamoci nei piccoli centri, figuriamoci nella biblioteca dove tutti mi hanno vista crescere. Andarci è sempre un grande piacere.
Oggi ho avuto un incontro straordinario. Mentre mi stavo intrattenendo con i bibliotecari, è entrato in silenzio un piccolo signore piuttosto anziano. Era venuto a prendere il vocabolario del dialetto locale. La direttrice della biblioteca ce l'ha presentato come un appassionato studioso di linguistica. Io e il bibliotecario giovane abbiamo passato la mezzora successiva incantati ad ascoltare questo brillante giovanotto che ci parlava di lingue mutate, influenzate, stravolte dall'incontro con le altre. Per ogni parola faceva degli esempi dal greco, dal latino, dal sanscrito, passando poi per le lingue attuali, soprattutto slave e anglosassoni.
La cosa più straordinaria è stato scoprire che non mi trovavo di fronte ad un illustre linguista ma ad un insegnante elementare. Inevitabile pensare con una punta di rammarico alla scuola di un tempo. E a quella più recente, a cominciare da quella in cui io mi sono formata.
Sulla via di casa l'ho incontrato e salutato. Lui mi guarda e sorridendomi mi dice: "lei è la signorina della biblioteca! Devo porle le mie scuse per il tempo che mi sono trattenuto lì con voi". Io, naturalmente, sono esplosa in un "ma è stato incantevole. L'avremmo ascoltata per ore". Di fronte al mio entusiasmo si è messo a parlare ancora di vocaboli mutati dal latino, di dissertazioni con lo studioso a cui è dedicata la biblioteca e persino della sua vita. "Sa, sono diventato insegnante nel dopoguerra. Mi sono trasferito a Napoli con sommo dispiacere dei miei genitori, i quali avrebbero voluto avermi qui con loro". Ha fatto una pausa di silenzio, quasi come se avesse deciso di andare via il giorno precedente e non tanti tanti decenni fa. Poi si è ripreso e mi ha fatto una confidenza: "in questo momento studio il dialetto locale perché credo che possa rintracciarvi cose interessanti per la nostra lingua". Indicandomi il portone di casa, con una voce molto galante mi dice: "io abito qui, se vuole accomodarsi per un caffè". Meraviglioso!
Una volta a casa, ho pensato a lungo a quella passione colta nei suoi occhi, a quel suo garbato desiderio di comunicarla. Che voglia sconfinata di rubargliela. Io che posseggo l'età e i mezzi per agevolare la crescita intellettuale, mi perdo nei mille rivoli della distrazione. Io e tutti gli pseudo umanisti della mia generazione abbiamo la terribile malattia di "dover fare in fretta", di mangiare nel piatto di quel sapere e di quell'altro ancora, senza nutrirci adeguatamente. Noi che abbiamo tutto il tempo per poter approfondire, finiamo per avere rapporti frugali con le nostre passioni. E spesse volte non riusciamo nemmeno a raccontare e a raccontarci perbene.

domenica 28 agosto 2011

Dilatare agosto

Improvviso, inaspettato desiderio che agosto non finisca. Trattenerlo. Fare di tutto affinché non evapori, affinché non evaporino queste giornate irreali.
Voglio continuare ad abitare in questo sogno, ove non c'è spazio per le incombenze, per le decisioni da prendere subito, per le partenze lontane.
Voglio essere qui e ora, con la mia gente nella mia terra, con il mio vento e i miei sapori.
Voglio continuare a stare seduta nel mio castello medievale in compagnia di un ricordo lungo 15 anni, mentre emozionati guardiamo la nostra valle e facciamo finta di avere un'età in cui non c'è chiesto di andare.
Voglio solo che tu non vada via, mio strano agosto.


lunedì 15 agosto 2011

Come sei bella Aida

Non so perché ma in quest'estate di respiri corti le musiche di Rino Gaetano sono la mia assidua compagnia. Capitano nella vita periodi nei quali le parole di qualcuno diventino balsamo per i tuoi momenti, senza che vi sia alcuna motivazione particolare. Le poesie di Forugh Farrokzad o gli scritti di Saramago, per esempio, hanno raccontato alcuni momenti belli e inquieti del mio anno passato. Ogni volta che prendo in mano i libri della poetessa iraniana o dello scrittore portoghese ritorno cuore e mente ai mesi in cui essi erano le mie fedeli ancelle.
Queste giornate di solleone, invece, vedono la onnipresenza delle canzoni di Gaetano. In maniera improvvisa affiorano al mio orecchio e mi tengono compagnia per un po' di giorni.
Questo è il momento di Aida. L'unica che sa parlare di me, l'unica che sa parlare del mio oggi.

lei sfogliava i suoi ricordi
le sue istantanee
i suoi tabù
le sue madonne i suoi rosari
e mille mari


Belém, un anno fa

Inevitabile pensare al ferragosto dello scorso anno con una punta di commozione. Chiudo gli occhi e mi ritrovo seduta all'interno del monastero dos Jeronimos di Lisbona mentre guardo le colonne manuelite e la mente e il cuore si lasciano accarezzare da uno straordinario senso di pace.
Mi sentivo sola quella mattina, terribilmente sola. Presi il tram e mi diressi a Belém: volevo che l'arte e la storia mi dessero ristoro, volevo che la bellezza non mi facesse pensare agli affetti lontani, volevo fondermi con il passato per sentirmi nuova. E così fu. Prima il monastero, poi i tre piani di arte contemporanea del centro culturale e infine il ristoro guardando il Tejo nell'ora del tramonto furono i momenti più mistici, emozionanti del mio soggiorno lusitano.
Quest'anno il ferragosto è proprio all'insegna della tradizione. Stessi luoghi, stesse persone e persino stesso pranzo pesante di mia madre. Ma forse lo preferisco a quello passato. Perché in fondo la solitudine mi spaventa, mi lacera. Perché in fondo sono contenta delle emozioni di oggi...




La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice.
L'anno della morte di Ricardo Reis, José Saramago



lunedì 8 agosto 2011

Alda


Quelle come me...
...è come una goccia d'acqua nel deserto ciondolante.
Quelle come me sono capaci di grandi amori e grandi collere, grandi litigi e grandi pianti grandi perdoni.
Quelle come me non tradiscono mai.
Quelle come me hanno valori che sono incastrati nella testa come se fossero pezzi di un puzzle, dove ogni singolo pezzo ha il suo incastro e lì deve andare.
Niente per loro è sottotono, niente è superficiale o scontato, non le amiche, non i figli, non la famiglia, non gli amori che hanno voluto, che hanno cercato, e difeso e sopportato.
Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l'anima, perché un'anima da sola, è come una goccia d’acqua nel deserto.



Alda che seppe rimare il suo enorme cuore.
Alda che continua a rimare il mio di cuore.


Non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze, di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue, di stelle che mormorino all' orecchio degli amanti. Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

- Alda Merini-

sabato 6 agosto 2011

Dei blog speciali

Per dovere e soprattutto per piacere vi segnalo i blog dei miei amici. Alcuni sono "amatoriali" come il mio, altri sono più professionali: tutti, però, sono molto interessanti. A mio dire sono lo specchio nel quale si riflette la loro personalità, i loro gusti, la loro formazione, il loro modo di comunicare in questa società e in questa generazione.
Cominciano con quello di Francisco: http://viadeiportoghesi.blogspot.com/. L'intento è quello di parlare del Portogallo a Roma e dell'Italia in Portogallo.
Segnalo quello di Sara:
http://farandolerie.blogspot.com/. Con l'autrice ho una sorta di affinità elettiva: tutto ciò che a lei piace piace a me, tutto ciò che indigna lei indigna anche me. Adoro il titolo del blog e adoro il suo intento. Brava, collega!
Poi c'è quello di Ivan:
http://www.ivanturatti.com/the-social-comunicator.html. Ivan è un professionista del settore e il suo blog ne è testimonianza. E' un comunicatore di grande livello, con lui condivo il medesimo spirito con cui si dovrebbero pensare e fruire i mezzi di comunicazione. Ci lega una stima incondizionata e un affetto grande (di quelli proprio speciali).
Da Cardiff arriva quello di Beatrice:
http://rstampa.wordpress.com/. Anche Bea è una professionista, il suo spazio in lingua italiana è dedicato alle notizie prese dalla stampa britannica. Da notare il "criterio" particolare con cui le news vengono scelte.
Vi segnalo due blog che mi stanno particolarmente a cuore:
http://fortresseurope.blogspot.com/: Gabriele del Grande si occupa della storia nel Mediterraneo, quella che si compie ogni giorno sotto gli occhi indifferenti degli europei. Con i suoi reportage prova a scuotere le coscienze, le nostre e quelle di chi ci governa.
http://www.yallaitalia.it/: il blog delle seconde generazioni. Bello bello bello, proprio come loro!

venerdì 5 agosto 2011

Così ti si allarga il cuore

Che belli i miei uomini. Colorano, riscaldano, motivano le mie giornate. Quando li incrocio mi sento proprio bene. Di chi sto parlando? Degli anziani del mio paese! E' da tempo che volevo scrivere su di loro e, siccome sono tanti e hanno anche delle storie interessanti, spero di riuscire a parlare di tutti al più presto.
Cominciamo con gli uomini del pomeriggio, quelli che incontro quando vado a camminare in montagna. Li trovo seduti sempre allo stesso posto, sulla panchina sotto un grande albero laddove un tempo sorgevano le mura che cingevano il paese. Puntualissimo arriva il loro augurio per una buonissima passeggiata, seguito dalla raccomandazione di non preoccuparmi perché il tempo non è avverso. Posso andare. Mi viene sempre una gran voglia di modificare i miei programmi, sedermi accanto a loro a godere del fresco vespertino.
Per uno di loro dovrei trovarmi una compagnia così da arrivare più lontano, perché "le chiacchiere non fanno pesare la salita". Non ho il coraggio di svelargli il mio segreto: volutamente esco sola, è l'unico modo che ho per entrare in contatto con me stessa e con Dio. Man mano che salgo e mi lascio inebriare dalla natura, mi sento bene, mi sento felice. Con qualcun altro tutto ciò non sarebbe possibile.
Il primo pomeriggio che sono uscita, uno di loro - che di me sa tutto, mentre io ignoro chi sia - mi dice: "è tornata la signorina! Dove si sta meglio, qui o a Roma?". Io mi sono fermata, ho allargato braccia e sorriso e ho gridato: "molto molto meglio qui". Il plauso è stato immediato con tanto di roteare di bastoni. Belli belli belli!
Oggi poi uno di loro mi ha proprio sciolto il cuore. Nel salutarmi mi fa: "corri corri, ché il cuore si fortifica. E si allarga pure". Seguito da un occhiolino di intesa. Un augurio più bello per la vita non poteva farmelo. E' stata la mia meditazione per tutto il tempo della camminata.
Sì, Aska, va' dritta per la tua strada, per la tua salita, così il tuo cuore diventa più forte e si ALLARGA. E il cuore allargato è la cosa più bella che tu possa sperare per il tuo avvenire.

giovedì 4 agosto 2011

Scusa Mary, ti racconto il dopoguerra

Voglia di storie, voglia di '900 in questo pomeriggio agostano. Metto questa canzone di Rino Gaetano e mi immergo nel passato recente.
Un passato che non ho vissuto ma che spessissimo mi interessa più del presente. Perché c'è chi nasce completamente radicato nella propria epoca, e chi vuole vivere evocando. A ciascuno la propria vocazione, a ciascuno il proprio tempo.

mercoledì 3 agosto 2011

Al governatore Sancio Panza

Don Chisciotte scrive una lettera di raccomandazioni al neo governatore dell'isola di Barataria, Sancio Panza, affinché tenga a mente alcuni semplici consigli per il buon governo.
Piccola lezione di scienza politica per tutti quei governanti piccoli, panzuti e illetterati di tutte le epoche, di tutto il mondo.

"Per guadagnarti la simpatia del popolo che governi devi fare, fra l'altro, due cose: l'una, trattare tutti con buona creanza, benché di questo t'ho già parlato l'altra volta; l'altra, provvedere all'abbondanza degli alimenti; perché non c'è nulla che metta a più dura prova il cuore dei poveri come la fame e la carestia.
Non far molte ordinanze; e se le farai, procura che siano buone, e soprattutto che vengano osservate e attuate; perché le ordinanze che non vengono osservate è come se non esistessero; anzi fanno pensare che il principe che ebbe la saggezza e l'autorità di farle non ha avuto la capacità di farle osservare; e le leggi che fanno paura e che non si eseguono diventano come il bastone che era re delle rane: che al principio le spaventò, e col tempo gli perdettero il respetto e gli saltarono sopra.
Sii padre delle virtù e padrigno dei vizi. Non esser sempre severo, né sempre mite, e fra questi due estremi scegli la via di mezzo, poiché è in ciò che consiste la discrezione. Visita le carceri, le macellerie e le piazze; poiché la presenza del governatore in tali posti è importantissima: conforta i carcerati che sperano d'esser dimessi presto, sii il terrore dei macellai, che quindi daranno i pesi giusti, e sii per la stessa ragione lo spauracchio delle venditrici di piazza. Non mostrarti, anche se per caso lo fossi (ciò che io non credo), avido, donnaiolo e ghiottone; perché il popolo e quelli che hanno a che fare con te, sapendo quella tua determinata inclinazione, è là che ti attaccheranno fino a farti cadere nella più profonda rovina..."

martedì 2 agosto 2011

Chi la fa l'aspetti

Stamattina leggendo su La Stampa il Buongiorno di Gramellini dedicato a Luca Marin, ho sorriso con una punta penosa di solidarietà. Già nei giorni precedenti, ogni qualvolta i tg trasmettevano lo sfogo del nuotatore ferito, uno strano disagio mi scuoteva tutta. Oggi ho avuta la piena certezza di che cosa fosse: trattasi di vicinanza, di comprensione partecipativa allo sconforto. Allora piena solidarietà per te, Luca. Però con tanti "ma":
1) le dichiarazioni rabbiose dovrebbero essere censurate direttamente dal nostro cervello. La rabbia ti porta a dire cose che vanno oltre la misura del buonsenso, della realtà e, soprattutto, della furbizia. Perché in amore bisogna sempre lavorare di strategia: gli sfoghi sull'onda della passione lesa sono deleteri, difficilmente verranno dimenticati dall'altro. Se poi le nostre parole sono filmate o scritte sortiranno come unico effetto il giro del boomerang: ci verranno sbattute in faccia, prima o poi. Le parole cementate non vanno mica via, restano restano. E a perderci per la seconda volta saremo sempre noi.
2) Dunque, contenimento, mio caro Luca. Ecco cosa dovremmo imparare ad usare per il prossimo avvenire sentimentale. Anzi, meglio emotività contenuta con tanto di sorriso mezzo abbozzato, quella che rivela ma non offende. E fa sentire pure in colpa chi ha causato la sofferenza. Orsù, cominciamo ad esercitarci già da ora. Sorridi sorridi.
3) Come mi è stato detto qualche settimana fa: "Chi la fa l'aspetti". Indovina chi è stato a dirmelo? Proprio colui a cui l'avevo fatta! Di fronte alla mia pena non ha esitato a nascondere la sua esultanza. Come biasimarlo, no? Me la sono meritata, ce la siamo meritata. Oggi mentre la Manaudou gode per la rivincita e la Pellegrini si vive la sua nuova vita senza di te e senza di me, a noi cosa resta? Abbiamo guadagnato solo delle sonore manganellate. Be', proviamo a fare in modo che siano almeno istruttive. Per il futuro.
Allora, per riprenderci sarebbe meglio mettere da parte per un po' tutte le distrazioni che non sono di natura professionale, domestica e caritatevole. E soprattutto stare zitti. Tanto il momento per la rivincita arriva sempre. Perché chi la fa l'aspetti vale anche per noi.


Un uomo con le spalle larghe, ecco cosa ci vorrebbe per te,
che ti capisce senza farlo capire e non ti spieghi mai perchè,
che ti conosca da quand'eri piccola, o che da piccola ti immaginava già.
Un uomo con le spalle larghe, lo sa bene lui come si fa.
Un uomo con le spalle larghe, la paura non sa nemmeno che è,
se tira freddo si alza il bavero e corregge il caffè.
Può ritornare sporco di rossetto, tanto ha una faccia che non tradisce,
un uomo come ce ne sono tanti, che quando vuole non capisce.
Un uomo con le spalle larghe, la fortuna non sa nemmeno che è,
ogni sera fa cadere le stelle, ogni mattina le raccoglie con te,
e se bastassero le cartoline, te ne manderebbe una ogni anno,
e poi potresti vederlo piangere, come gli uomini non fanno,
un uomo che mangia il fuoco, e per scaldarti si fa bruciare.
Diventa cenere a poco a poco ma non la smette di amare.
Un uomo con le spalle larghe tutta la vita ti prenderà,
per insegnarti e per impararti, se mai la vita basterà.
In una grande casa con le finestre aperte, in certe stanze piene di vento.
Un uomo con le spalle larghe una buona misura del tempo.

(Spalle larghe, Francesco De Gregori)

domenica 31 luglio 2011

Se l'orchestrina suona

Dopo una giornata passata a rovistare nel fondo del cassetto della buona volontà, dopo cena mi era venuta un'improvvisa - seppur labilissima - voglia di lavorare. Così ho preso il mio computerino e mi sono andata a sedere in veranda. Mi sembrava che ci fossero le condizioni giuste per impiegare due ore lodevolmente: di fronte a me solo il cielo stellato, qualche tetto e il nero della pianura lontana. Faccio in tempo ad aprire il documento su cui sto lavorando, quando sento arrivare una musichetta. Sulle prime non ci bado molto, faccio finta di niente. Quando, però, il volume si alza e sembra che stiano suonando vicinissimi a me, capisco che quell'inaspettato concertino ha rosicchiato velocemente tutta la pochissima concentrazione che avevo. Per di più, senza nemmeno che me ne rendessi conto, mi ha scippato la calma. Perché passi "Io vagabondo" e finanche "Bandiera gialla" ma "Ti lascerò" è veramente troppo. Anche i più pii potrebbero mettersi ad urlare come matti, al mio posto.
Non mi resta che arrendermi all'inevitabile: le prossime due ore e mezza le dovrò passare ad ascoltare tutto il repertorio pianobaresco italiano. Che lo voglia o meno, ahimè non ho nessunissima altra alternativa. Neanche se fuggissi nel letto con don Chisciotte o con Saviano riuscirei a liberarmi di quelle note. Impossibile sottrarsi ad esse. Che almeno cantassero qualche canzone del nostro repertorio regionale, magari "Reginella", "O surdato 'nnamurato". Invece mi tocca sentire "Romagna mia"...Romagna mia nel Sannio è qualcosa di decisamente insopportabile.


sabato 30 luglio 2011

Luglio 2011. Sfiorivano le viole

Non riesco a togliermi dalla testa questa canzone di Rino Gaetano. E' da qualche settimana che quotidianamente la canticchio.
Direi proprio che è stata la colonna sonora di questo lungo mese di luglio. E oggi, mentre mi preparo a spalancare le braccia al signor agosto, con un animo nuovo canto questa canzone...perché arriva sempre il momento in cui una porta comincia a chiudersi e tu la guardi con un grande sorriso beffardo.


mercoledì 27 luglio 2011

"I giorni d'estate sono vasti come un regno..."

Il mio amico Francisco, nonché mio mentore nella lingua portoghese, sul suo blog ha riportato una poesia di una delle voci più interessanti della letteratura portoghese contemporanea. Si tratta di Verão di Sophia de Mello Breyner Andresen.
Prendo spunto e riporto in questo spazio, sempre in virtù del principio che le cose belle vanno diffuse.

Os dias de verão vastos como um reino
cintilantes de areia e maré lisa
os quartos apuram seu fresco de penumbra
irmão do lírio e da concha é nosso corpo

Tempo é de repouso e festa
o instante é completo como um fruto
irmão do universo é nosso corpo

O destino torna-se próximo e legível
enquanto no terraço fitamos o alto enigma familiar dos astros
que em sua imóvel mobilidade nos conduzem

Como se em tudo aflorasse eternidade

Justa é a forma do nosso corpo.

martedì 26 luglio 2011

Nelle verdi colline con don Chisciotte

Alla fine è giunto il tempo di partire. Sembrava che dovessi andare chi sa dove quest'estate, e invece la scelta definitiva è stata correre tra le braccia della terra madre. Forse perché non c'è altro posto come "casa" in cui vorresti perderti per ritrovarti. E per ricominciare.
Così niente tre settimane in Brasile a fare volontariato e neppure niente corso di inglese in Estonia (con cotante puntatine programmate a Riga e a Helsinki). E neppure mete - per nulla bramate da me ma solo da chi mi avrebbe accompagnato - come Marrakech, Mykonos, Salonicco o la Croazia. Peccato aver rinunciato a Stoccolma e Oslo. L'unico posto in cui sarei proprio tanto voluta andare è Sarajevo: ogni anno la metto in cima ai miei desideri e poi sono costretta a rinunciarvi. Chissà la prossima estate.
Mai come quest'anno il riposo è necessario. Ho capito di essere arrivata alla frutta allorquando ho dovuto chiudere la rivista Cosmopolitan perché incapace di capire cosa ci fosse scritto. Nemmeno più uno spillo entra nella mia stremata testa. Nada de nada. Pertanto, i saggi mi perdoneranno se, durante questo mese di luglio, ho cominciato cinque libri e ne ho portati a termine zero. Nell'ordine:
1) Spiegazione degli uccelli - Antonio Lobo Antunes (letto il primo capitolo);
2) Attesa di Dio - Simone Weil (oltre la metà);
3) La gastrite di Platone - Antonio Tabucchi (5 pagine?);
4) Gran bella cosa è vivere miei cari - Hikmet Nazim (3 pagine);
5) Cristo con il fucile in spalla - Ryszard Kapuscinski (forse un quarto).
Prometto, però, che nei prossimi mesi cercherò di riprendere tra le mani almeno uno di questi (per es. Kapuscinski). Intanto, per questa lunga permanenza domestica ho come unico obiettivo terminare il don Chisciotte, che da mesi ho accantonato sul mio comodino aspettando tempi migliori per completarlo. Il cavaliere dalla Trista Figura e il mitico Sancho sono le uniche cose che ho preparato per la partenza, le uniche che voglio mettere in valigia. Mi sembra più che claro.

Punti salienti di queste prossime vacanze:
- verdi colline;
- burraco;
- sagre, concerti di musica napoletana e pure qualche puntatina in discoteca;
- evitare di incontrare l'amica superfidanzata, superabbronzata, superpagata;
- don Chisciotte e Sancho Panza;
- tanto lavoro;
- e sperare che arrivi subito l'autunno.

Hasta luego, amigos!

domenica 24 luglio 2011

Un pensiero per Amy

Mi sveglio in questa strana domenica mattina di luglio pensando ad Amy Winehouse. Apprendere della sua scomparsa mi ha messo una grande tristezza. Morire a 27 anni per overdose è ingiusto...ingiusto almeno per le mie categorie di pensiero. Così, messe da parte ogni considerazione pseudo - esistenziale, ho deciso che le prime ore di questa vacanza "forzata" debbano essere celebrate dalle sue canzone.

We only said good-bye with words
I died a hundred times
You go back to her
And I go back to.