mercoledì 24 aprile 2013

A proposito di concittadini all'estero

Antonio è un mio vecchio amico che vive a Bristol da qualche mese. In questi giorni era nel nostro paesello per una visita ai genitori. Prima di partire ha salutato tutti - soprattutto "casa" - con un post molto bello, che vado a ricopiare.
A proposito proprio di concittadini e di amici all'estero (Partire/Restare).

Aria di casa.

Ascoltare il silenzio della notte
le cicale sdraiato sul letto
l'odore dell'erba bagnata
l'abbraccio di un'amica
la birra con un amico sincero
l'amore di un genitore
la chiacchiera con un conoscente
il caffè nel tuo bar preferito
la musica a palla in macchina
il deserto per strada alle 10 di sera
la confidenza con la tua migliore amica
il consiglio scambiato
il sole caldo
Il cocktail "San Pellegrino" (red)
la lasagna di Carla
il pane di mamma
L'ARIA DI CASA!!


martedì 23 aprile 2013

Un cuore con poca panna

Mi sto inaridendo. Me ne accorgo ogni qualvolta qualcuno mi descrive come tenera, sentimentale, amante dell'happy end, dallo sguardo indulgente, mentre io mi irrigidisco quasi come se mi stessero insultando. Sarà che non riesco a starci nei panni che non sono della mia taglia: se non mi sento bene con una maglietta, me la tolgo senza esitazione. Così accade ultimamente di fronte ai bei sentimenti, mi spoglio sovente di essi. Meglio nuda, triste e arida, piuttosto che ricoperta di gesti e di parole confortanti. 
Pensavo a tutto ciò oggi pomeriggio, allorquando ho terminato Fai bei sogni di Massimo Gramellini, libro consigliato caldamente da molte persone con una bella testa. Al termine della lettura non ho ricavato né entusiasmo né calore. Sul viso avevo stampato un "e quindi?".
Forse sono diventata una lettrice alquanto esigente, che fa pertanto molta fatica a lasciarsi incantare da chi non crea Letteratura ma solo evasione; ne è testimonianza l'entusiasmo con cui ho divorato Franzen a gennaio. Non riesco ad accontentarmi: è questo il punto. Ogni giorno mi trovo a vivere situazioni di compromesso, di adattamento a fatti e persone lontani anni luce dal mio Sé, sicché quando voglio passare nel mondo dell'immaginario esigo, desidero solo ciò che va dal cuore al cervello, e viceversa. 
Dunque, ero quasi certa di essere ormai soltanto una donna con un cuore di marmo ricoperto di un sottile spessore di materiale morbido e luccicoso (tanto che abbaglia e inganna il prossimo), allorché mi sono commossa con questa canzone di Simone Cristicchi. Mi piace, mi emoziona, mi fa piangere senza ritegno. 
Ebbene sì, talvolta anche a me piacciono le cose che inteneriscono gli altri (ovvero quelli non ancora inariditi dalla vita, quelli che insomma vivono veramente).

Dedicata a te.


E innamorarmi ogni giorno di te 
sceglierti ancora, ancora una volta 
e credere insieme che tutto è possibile 
che tutta la vita che abbiamo davanti è facile come scrivere.




E innamorarti ogni giorno di me 
scegliermi ancora, ancora e per sempre 
perché è solo insieme che siamo invincibili 
e tutto l'amore che abbiamo davanti come la mia canzone, 
sarà semplice.

martedì 16 aprile 2013

Essere la stampella dei tuoi sogni

Aska non può molto, non ha molto: può solo essere la stampella dei suoi sogni. Mentre attende che il percorso raggiunga il suo compimento, mentre conta i giorni, i mesi e forse gli anni, mentre prova con tutte le sue forze a fermare quel cuore che trema assieme alla terra su cui lui dimora, mentre sul suo viso si mostrano le conseguenze di troppi pensieri, impara che bisogna saper aspettare rispettando i sogni altrui, i tempi altrui, poiché si è compagne solo quando si riesce ad andare oltre i propri desideri di possesso, oltre i propri calcoli di felicità individuale, al fine di essere solo Quel prezioso, inestimabile, particolare sostegno. E' bene che in questa notte di faticosa nostalgia si ripeta tutto ciò con voce stentorea, nel tentativo di ritrovare proprio il coraggio che lui e soprattutto lei hanno bisogno per sopravvivere...

domenica 14 aprile 2013

Gite scolastiche

Di crisi economica si parla ogni giorno in ogni dove, soprattutto nel nostro dove. Dacché è cominciata tutti, o quasi tutti, abbiamo limato o addirittura eliminato qualcosa appartenente alla voce "spese"; per chi come me non beneficia di un lavoro (perché averne uno che ti occupa un paio di ore a settimana o poco più non è neanche lontanamente definibile lavoro, ma soltanto "sorta di occupazione remunerativa che ti dà l'illusione di vivere la tua età") questo momento di difficoltà economica è un cancro vero e proprio, che di giorno in giorno ti consuma e ti lascia senza speranza per un futuro personale sano.
Quasi inutile che scriva su quanto mi getti nello sconforto sentire i numeri riguardanti la chiusura di aziende e di attività commerciali, soprattutto in relazione alle vite che ci sono dietro ogni singolo dato. C'è una gerarchia di importanza, dove pertanto il fatto che le gite scolastiche stiano risentendo pesantemente della crisi ha una importanza marginale rispetto ai veri drammi. Premesso ciò per non essere tacciata di insensibilità verso le cose reali della vita, vengo al perché del post. 
Sì, apprendere che sempre meno studenti italiani prendano parte ai viaggi di istruzione organizzati dalle scuole mi ha messo tanta tristezza. Sarà perché per me essi sono stati i momenti più belli, più teneri del periodo della scuola. Da adulta ne riconosco l'importanza formativa e culturale, il peso che hanno avuto nella mia crescita. All'epoca, com'è ovvio, erano puro divertimento. 
Erano gli anni '90 e le scuole organizzavano annualmente gite di uno o più giorni, a cui gli studenti partecipavano quasi in massa. Per me e mia sorella era normale aderire, non c'è mai sfiorata l'ipotesi che i nostri genitori non ci dessero la possibilità di andare. Eppure la nostra era una semplice famiglia del ceto medio, con stipendi standard. Oggi probabilmente non sarebbe così scontata, in un'epoca in cui si fanno spese controllate e in cui le gite possono costare molto. La mia vicina di casa, che frequenta la terza media, non potrà andare perché 300 euro sono una somma eccessiva per la sua famiglia. 
Il mio primo viaggio di istruzione è stato proprio in terza media: siamo andati a Ravenna e a Venezia. Fu in quell'occasione che conobbi il mio Stefano. A distanza di così tanti anni ricordo ancora quasi perfettamente il percorso fatto e le risate condivise, così come ricordo tutte le altre: primo liceo Firenze; secondo Parigi e Strasburgo (in pullman! I voli low cost dovevano ancora arrivare); terzo la Sicilia orientale; quarto Verona; quinto Praga (in treno). Ma la più bella in assoluto resta la visita fatta all'acquario di Napoli, facevo la seconda elementare e mi emozionai così tanto alla vista del cavalluccio marino! Il ricordo di quell'emozione è ancora vivido. 
Mi è proprio difficile pensare che si debba sottrarre dall'iter scolastico le gite, è come se si eliminasse una qualsiasi altra materia: sono parte fondamentale del percorso di formazione dei ragazzi. Non a caso la dicitura più corretta è viaggio di istruzione.
Che Paese è diventato il nostro se non dà la possibilità ai suoi giovani cittadini di andare fuori dal proprio mondo per guardare negli occhi l'arte e la Bellezza in compagnia dei propri compagni, lontano dai genitori, tirando tardi la notte tra una risata e una bevuta rubate alla sorveglianza dei professori? E' un Paese triste con una scuola altrettanto triste.

Aprile 1996

sabato 13 aprile 2013

Le notti bianche

Era una notte incantevole, una di quelle notti come ci possono forse capitare solo quando siamo giovani, caro lettore. Il cielo era un cielo così stellato, così luminoso che, guardandolo, non si poteva fare a meno di chiedersi: è mai possibile che esistano sotto un simile cielo persone irritate e capricciose? Questa è pure una domanda giovane, caro lettore, molto giovane, ma che il Signore la mandi più spesso alla vostra anima!

Le notti bianche, Fedor Dostoevskij, 1848.




Che sia sereno il tuo cielo, che sia luminoso e tranquillo il tuo caro sorriso, che tu sia benedetta per quel minuto di beatitudine e di felicità che tu hai dato ad un altro cuore solitario e riconoscente! 
Dio mio, un minuto di beatitudine! Ma è forse poco questo, sia pure per l'intera vita di un uomo?


Le notti bianche, Luchino Visconti,1957.

Chirone risponde ad Aska


Ciao Aska,
nonostante io faccia parte di questo triste fenomeno, mi sconcertano i numeri, come del resto tutti gli altri numeri e le altre cifre che, nel nostro amato/odiato Paese, da qualche tempo parlano di: percentuale di disoccupazione giovanile, imprese chiuse dall'inizio dell'anno, fallimenti giornalieri di piccole e medie imprese, suicidi di persone crollate sotto il peso schiacciante dei debiti e del regime fiscale.
Se consideri che il 30% dei giovani è disoccupato, un altro 30% è all'estero e la rimanente parte lavora nei call-center, si prospetta uno scenario veramente catastrofico: chi si sognerebbe di metter su famiglia in Italia adesso? Chi si sognerebbe mai di investire e fare impresa oggi?
Poi guardi il TG e, dopo i servizi di politica interna, ti sale una rabbia tale che vorresti letteralmente dare fuoco a TUTTA la nostra classe "dirigente". Ti cadono le braccia per la loro incapacità di focalizzarsi sui problemi reali del Paese e FARE qualcosa. Li vedi solo litigare per sedie e poltrone, fanno lo scarica barile, competono su tutto all'interno dei loro stessi schieramenti, ormai si fanno "elezioni primarie" per qualsiasi cosa, tra poco anche per chi dovrà essere il prossimo amministratore di condominio. E' una classe dirigente incapace di decidere, ed è anche lo specchio della nostra società, di noi italiani. Siamo bravissimi a parlare, parlare, parlare, ma poi al momento di concretizzare non vogliamo mai assumerci le nostre responsabilità, demandiamo sempre ad altri. Ormai decidiamo solo quando siamo in preda alla disperazione, facci caso.
So che non ti sono né di conforto né di aiuto, ma anche io sento la crisi nella dell'azienda per cui lavoro. Avverto il tono preoccupato nelle comunicazioni interne del Presidente, ancora non ricevo lo stipendio di febbraio, e devo sorbirmi tutti i giorni le lamentele del personale che ha famiglia, che ha dei mutui accesi, che deve fare i conti con le banche o deve pagare gli alimenti alla prima moglie. 
Voglio chiudere con un pizzico di ironia, facendoti notare che hai almeno un contatto in ogni parte del mondo....beh cosa aspettiamo?

Un abbraccio
Stefano dall'Iran

venerdì 12 aprile 2013

Partire/Restare

Qualche giorno fa sono state rese note le statistiche dell'Aire sul numero di italiani emigrati nel corso del 2012: sono aumentati più del 30%, sebbene siano numeri parziali perché riferiti solo a chi ha spostato la propria residenza all'estero. Pertanto, il dato definitivo è ancora più sconcertante. E' una sorta di scoperta dell'acqua calda per noi comuni cittadini italiani, che sappiamo benissimo quello che accade nel nostro Paese (a differenza di chi ci governa che ha ignorato e continua ad ignorare questa emorragia pericolosissima). Se proviamo solo a guardare la nostra lista di amici Facebook ci renderemo conto di quanto quel dato sia così "vicino". 
Io, per esempio, ho: Stefano in Iran, Simone a Braga, Andrea a Breslavia, Antonio a Bristol, Marta in Libia, Valentina a Valencia, Daniele a Santiago del Cile, Beatrice a Cardiff, Francesca a Wurzburg, Attila a Budapest, Antonio a Porto Alegre, Anna Maria in Australia, Maria Claudia e Annalisa a Dublino. E l'elenco non è finito, ho riportato solo i primi nomi che mi sono venuti in mente. A questi aggiungo Lucia che è tornata nella sua Caracas e Cyril, slovacco, che dopo la laurea presa a Roma si è trasferito a Lione; mentre Paolo ha già in mano la valigia per il Canada.
Quasi tutti hanno poco meno o poco più di 30 anni, tranne due che sono sopra i 35. Hanno tutti almeno una laurea. Due hanno un dottorato. Hanno studiato: ingegneria, architettura, lingue, storia, scienze politiche, scienze della comunicazione, filosofia. Tre sono sposati, una ha un bambino. 
Questo dato mette paura a tutti, tranne alla nostra classe politica che è troppo presa dalla propria avidità per accorgersi di quello che sta accadendo alla mia generazione, al Paese intero, al futuro di tutti i cittadini. (si veda anche: http://fugadeitalenti.wordpress.com/2013/04/10/approfondimento-i-dati-esclusivi-sul-boom-di-emigrati-nel-2012/).
Mentre faccio queste riflessioni, tra una foto di Antonio che posta Bristol di notte, una del figlio di Anna Maria nato nella terra dei canguri, una del sorriso ritrovato di Vale nella soleggiata Valencia, alzo gli occhi dal computer e guardo in direzione della mia finestra: fuori c'è solo silenzio, niente altro che silenzio tra stradine e tetti vuoti. Sono nella mia camera d'infanzia, nel posto in cui sono venuta a nascondermi quando ho capito che non potevo più giocare con il mio presente e soprattutto con il portafoglio dei miei genitori. Sono tornata sconfitta da mamma e papà senza un progetto e quasi senza speranza, aspettando qualcosa. Cosa aspetto non lo so nemmeno io. 
Stasera ho di nuovo la voglia di partire, di essere anche io un'espatriata. Così mi trovo a chiedere a Dio di regalarmi il sogno di una valigia e di un aereo, di andare lontano da questa aria opprimente che mi impedisce di diventare adulta, per lasciarmi alle spalle il senso costante della sconfitta, il viso scavato dall'insoddisfazione, le paure, le ansie e le mille giustificazioni date a chi non capisce perché sei così fragile, così imbronciata. Mi trovo a invidiare chi si è chiuso alle spalle la porta di casa dimostrando coraggio, tanto coraggio pagando il prezzo (spesso elevato) di sentirsi realizzato, autonomo. 
Già so che domani mattina al primo bagliore di speranza per un domani migliore, giunto da un gesto o da una notizia rincuorante, avrò dimenticato le lacrime notturne e la voglia di lasciare tutto. Almeno per qualche ora avrò l'animo calmo, almeno per qualche ora mi sembrerà di essere nel giusto. Fino alla crisi successiva, fino ad altre notti simili a questa. 

venerdì 5 aprile 2013

Filosofe

Da grande voglio fare la filosofa.
E' da un po' di giorni che, per gioco, mi ripeto questa frase. Tornassi indietro mi iscriverei a filosofia, studierei filosofia all'università e non economia come ripeto dacché è cominciata questa terribile crisi. 
Così da qualche giorno chiudo gli occhi e immagino di avere 19 anni, maturità appena conseguita, e l'idea di approfondire la conoscenza dei filosofi.

Da grande voglio fare la filosofa...ops, sono già grande. Ops, non sarò mai una filosofa. 

Stamattina una delle mie più care amiche mi ha consigliato di vedere l'intervento di Michela Marzano alle Invasioni barbariche, sicura che mi sarebbe interessato. 
Avevo sentito parlare della filosofa, ma ancora non ero andata a sbirciare la biografia su wikipedia. Mentre l'ascoltavo dalla Bignardi, ho cominciato a cercare notizie su di lei e mi sono imbattuta nel suo blog, rimanendo di stucco man mano che leggevo i post. Ho trovato dei pensieri gemelli dei miei, una scrittura e un modo di comunicare - intimo, emotivo - molto simile al mio. Ma la cosa che mi ha colpita di più è stata la semplicità degli scritti, nessuna saccenteria, neanche un riferimento alla sua possente cultura. Questo aspetto è andato a colpire dritto al castello delle mie paturnie, le quali si alimentano sempre più spesso della seguente litania: "i tuoi pensieri sono contorti, la tua scrittura è mediocre, per di più ti leggono persone di cui hai grande stima alle quali dai solo vacuità o sentimentalismi". Risultato: non apro nemmeno la pagina. 
In tal modo, però, rinuncio al potere balsamico che ha su di me incolonnare i pensieri in questo spazio. Quante volte ho condiviso e diviso i pesi con Aska, e mi sono sentita subito meglio.
La professoressa Marzano mi insegna che la mia scrittura è emotiva come me, non è perfezione, non è fluidità, non è coerenza, non è nemmeno belle storie da leggere. Sono io con tutto quello che non sono e che vorrei essere, sono io dietro ogni banalità, dietro ogni sdolcinatezza, dietro ogni ovvietà. Anche perché se fossi altro farei esattamente altro nella vita. Punto.

Questo è link del blog di Michela Marzano: http://marzanomichela.wordpress.com/

Questo post l'avrei potuto scrivere esattamente così io questa notte:http://marzanomichela.wordpress.com/2012/06/24/ho-sempre-paura/