domenica 12 febbraio 2012

Guardando la Grecia con gli occhi di un'europea

Seguo la diretta dal Parlamento greco e provo tanta apprensione per quanto chiederanno al popolo ellenico: è come se lo stessero chiedendo al mio futuro. Provo il medesimo timore per questa ipoteca ingiusta; provo rabbia e provo costernazione come se riguardassero direttamente me. Ma forse il punto è proprio questo: riguardano me. Mi sento europea, profondamente europea, e quello che accade ad Atene o a Berlino appartiene a me. E non perché temi che un default della Grecia possa incidere sulla recessione italiana, ad altri lascio il piacere di discettare su questo. Per me conservo solo considerazioni più puramente sentimentali: come il senso di appartenenza al popolo europeo, per esempio. Mi sento italiana ed europea, non solo sul passaporto. Mi piace muovermi sul vecchio continente liberamente, senza dover affrontare i fastidi - burocratici e mentali - che le frontiere impongono; mi piace sentirmi parte di una cultura vasta e sfaccettata che ha maestri che si esprimono in lingua diversissime; mi piace che norme e direttive comuni contribuiscano al progresso di talune politiche nazionali; mi piace insomma sentirmi parte di questo popolo.  È per questa ragione che continuo ad essere un'europeista convinta, nonostante i tanti "se" e tanti "ma" legati al modo in cui si è deciso di instradare il processo di integrazione. Continuo a sognare ardentemente un'Europa più unita, più integrata, più solidale: insomma un'Europa che non lasci da solo il popolo greco, ma che cresca assieme al popolo greco.



Aspettando i barbari (1908)

Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?
Stanno per arrivare i Barbari oggi.
Perché un tale marasma al Senato? Perché i Senatori restano senza legiferare?
E' che i barbari arrivano oggi.
Che leggi voterebbero i Senatori?
Quando verranno, i Barbari faranno la legge.
Perché il nostro Imperatore, levatosi sin dall'aurora, siede su un baldacchino alle porte della città, solenne e con la corona in testa?
E' che i Barbari arrivano oggi. L'Imperatore si appresta a ricevere il loro capo. Egli ha perfino fatto preparare una pergamena che gli concede appellazioni onorifiche e titoli.
Perché i nostri due consoli e i nostri pretori sfoggiano la loro rossa toga ricamata? Perché si adornano di braccialetti d'ametista e di anelli scintillanti di brillanti? Perché portano i loro bastoni preziosi e finemente cesellati?
E' che i Barbari arrivano oggi e questi oggetti costosi abbagliano i Barbari.
Perché i nostri abili retori non perorano con la loro consueta eloquenza?
E' che i Barbari arrivano oggi. Loro non apprezzano le belle frasi né i lunghi discorsi.
E perché, all'improvviso, questa inquietudine e questo sconvolgimento? Come sono divenuti gravi i volti!
Perché le strade e le piazze si svuotano così in fretta e perché rientrano tutti a casa con un'aria così triste?
E' che è scesa la notte e i Barbari non arrivano.
E della gente è venuta dalle frontiere dicendo che non ci sono affatto Barbari...
E ora, che sarà di noi senza Barbari?
Loro erano comunque una soluzione.

Konstantinos Kavafis

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