lunedì 22 luglio 2013

Shalom!

SHALOM, amici! 
Aska è in Israele, per la precisione a Shoresh, piccolo villaggio non molto distante da Gerusalemme, dove resterà fino alla fine di agosto. E' corsa in aiuto/supporto del suo ingegnere, che - tutto occupato a costruire una galleria per la TAV Tel Aviv-Gerusalemme - non ha nemmeno il tempo per prendersi cura di se stesso e del loro rapporto a distanza. Giacché anch'ella aveva bisogno del suo ingegnere e non avendo un granché da fare in Italia, ha fatto i bagagli si è trasferita qui per curare - per l'appunto - il suo uomo e se stessa. 
Ad essere sinceri, sono qui per curare soprattutto me stessa. Finché non mi sono messa sull'aereo ed è cominciata questa avventura foriera di tante emozioni, paure e ansie ingiustificate da superare, di volti cordiali e di parlate "strane", ero arciconvinta che facevo tutto per Stefano e per il nostro rapporto. Invece, è quasi esclusivamente un'esperienza per me stessa , per essere più forte, per tornare ad essere quella ragazza piena di vita e di desiderio di conoscenza che ero fino a qualche tempo fa. Aska riprova a danzare, e lo fa nella terra di Abramo, nella terra simbolo delle tre grandi religioni monoteiste, nella terra dove è nato Cristo, insomma in un posto mitico, pregno di storia, di sacro, di contraddizioni, di difficoltà.
A qualcuno che mi scriveva per chiedermi come stesse andando ho raccontato che sembrava quasi di essere in un reality show per gente con le ansie, dove ogni giorno ci sono delle prove da superare per diventare delle persone più sicure, autonome, meno spaventate.
Ci sono le paure legate al fatto che questa è una terra di instabilità sociale, con divisioni pericolose. Se sento degli aerei penso subito che stiano andando verso Gaza, verso il confine con la Siria o che sia successo qualcosa a Gerusalemme. Non mi fido delle folla o di facce più torve. Mi shockano i controlli ovunque, il metal detector all'ingresso pedonale del centro commerciale, l'addetto della sicurezza di turno che ti apre lo sportello della macchina per vedere se non hai armi, girare sempre con il passaporto perché la polizia te lo puoi chiedere anche se stai ferma per i fatti tuoi. 
Poi ci sono le paure più strettamente "mie", banalissime rispetto a quelle per gli attentati, ma snervanti uguali. Innanzitutto c'è l'incubo lingua inglese. Il mio perfidissimo fidanzato non mi ha fornito nessuna informazione sul posto in cui viviamo affinché fossi io ad interagire con le persone. Chi mi conosce sa bene che la prima e più lampante caratteristica che posseggo è la socialità, caratteristica che viene meno quando sono all'estero allorché devo usare la lingua di sua maestà. Ora tra e me l'inglese c'è un rapporto conflittuale: lo studio, lo imparo, lo applico e lo dimentico sistematicamente. E poi nei suoi confronti - maledetto- ho un serio problema psicologico: siccome non riesco ad apprenderlo alla perfezione, non lo uso! Mi blocco di fronte al mio terribile accento italiano e alla mia sgrammaticata conversazione, finendo per non proferir parola o per smettere di ascoltare chi mi sta parlando. Da un'insegnante di lingue straniere è un comportamento riprovevole lo so. E' per questa ragione che il perfidissimo di cui sopra si rifiuta di venirmi in aiuto. 
Altra enorme paura che ho è: CUCINARE per gli altri. Non mi piace, non ho fantasia, non metto sale, non mi piacciono i pranzi elaborati, mi mette solo angoscia farlo perché so che chiunque sa farlo meglio di me. Stesso discorso dell'inglese, siccome non riesco bene preferisco non cimentarmi proprio. 
Il mio fidanzato, che è perfido anche in questo campo, è uno che ama il buon cibo, che non si accontenta delle insalatone o della pasta al limone (la mia specialità!). Al contempo, però, crede molto in me ed è convinto che con un po' di sforzo anche dietro ai fornelli posso combinare qualcosa di buono. Intanto, la sera guarda i miei lavori culinari, mi sorride e prima ancora di assaggiare aggiunge il sale. Dice che ha fede: un giorno anche io troverò piacere nel cucinare. A differenza di lui io ho meno speranza sulle mie capacità (culinarie e linguistiche), ma è per questo che sono in Terra Santa...giusto?! 
Shalom amici, devo correre a preparare la cena. Sigh.


 Davanti alla basilica del Santo Sepolcro

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