giovedì 13 settembre 2012

In un giorno di pioggia

Piove da stamattina sul mio Sannio. Ero già sveglia alle 6 quando la prima pioggia ha cominciato a picchiare sui tetti della mia cittadina. Per tutto il giorno non sta facendo altro, tanto da far dire a tutti "è arrivato l'autunno", che per noi è equivalente a "è giunto il tempo di chiuderci in casa, riassaporeremo la gioia della libertà di stare all'aria aperta soltanto a maggio".Gli inverni sono lunghi dalle mie parti, gli inverni sono lunghi nella provincia più provincia d'Italia.
Oggi, poi, sono cominciate le scuole, e io ho avuto, dopo settimane, una mattinata libera. Nei giorni scorsi ero alle prese con la mia tredicenne vicina di casa e la sua avversione per la matematica. Mentre lei si annoiava di fronte a espressioni, grandezze proporzionali, aree e perimetri da calcolare, io ritrovavo conoscenze seppellite nella memoria da quasi un quindicennio. E mi riappassionavo. 
Gli umanisti della mia generazione hanno tante vite, a seconda del mercato. Capita persino che, in certi periodi, vengano salvati dal tedio dal teorema di Pitagora, ed economicamente da una relazione sulla crisi nelle aziende.  
Stamattina a salvare il mio umore, però, è intervenuta Mina. Mentre la pioggia scendeva copiosa, io cantavo questa canzone. E celebravo il primo mese lontana dal mio uomo.

Le strade vuote, deserte sempre più 
leggo il tuo nome ovunque intorno a me 
torna da me amor e non sarà più vuota la città 
ed io vivrò con te tutti i miei giorni 
tutti i miei giorni, tutti i miei giorni


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