sabato 5 marzo 2011

Cominciamo con Ana Blandiana

Ho chiesto ad un nuovo amico, studioso di storia romena, di segnalarmi qualche autore letterario della Romania. Lui ha pensato che potessi cominciare leggendo le poesie di Ana Blandiana.
Sono particolarmente contenta di questa nuova scoperta. Le donne mi aiutano meglio a capire l'essenza del loro popolo. La Blandiana, penso, possa farlo in maniera speciale.

“La poesia è ciò che mi ha dato, come un sesto senso, la sensazione della presenza dell’altro nel mondo circostante. L’altro mi guarda dalle pietre, dalle piante, dagli animali, dalle nuvole, un altro che solo nei momenti di grande stanchezza si chiama nessuno”.

Considerata una delle maggiori poetesse romene contemporanea, tradotta in molte lingue, è nata nel 1942 a Timisoara. Il vero nome è Otilia Valeria Coman. E' stata un' importante dissidente del regime di Ceauşescu.


Il confine

Cerco il principio del male

come da bambina cercavo i margini della pioggia.
Con tutte le forze correvo per trovare
il luogo dove
sedermi a terra a contemplare
da una parte pioggia, da una parte niente pioggia.
Ma sempre la pioggia smetteva prima
che ne scoprissi i confini
e ricominciava prima
di capire fin dove è sereno.
Invano sono cresciuta.
Con tutte le forze
corro ancora per trovare il luogo
dove sedermi a terra e contemplare
la linea che separa il male dal bene.
Ma sempre il male smette prima
che ne scopra il confine
e ricomincia prima
di capire fin dove è bene.
Io cerco il principio del male
su questa terra
volta per volta
grigia e assolata.



La prima poesia segnalatami dal mio novello cicerone dell'universo romeno è la seguente:

Si dovrebbe
Dovremmo nascere anziani,
Diventare saggi,
Essere capaci di decidere il nostro destino nel mondo,
Sapere dall’incrocio primario quali strade partono
Ed essere irresponsabile solo il desiderio di camminare.
Poi diventare più giovani, ancora più giovani, andando,
Arrivando maturi e forti alla porta della creazione,
Sorpassarla ed entrare nell’amore adolescenti,
Essere bambini alla nascita dei nostri figli.
Comunque, essi sarebbero allora più anziani di noi,
Ci insegnerebbero a parlare, a cullarsi per dormire,
Noi spariremo un po’ per volta, diventando ancora più piccoli,
Quanto un chicco d’uva, quanto un chicco di grano…

(Un tempo gli alberi avevano gli occhi, Editrice Donzelli, 2005).




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