venerdì 20 luglio 2012

Rossella

E' stata liberata Rossella Urru, la cooperante sarda rapita nove mesi fa in Algeria. Finalmente. 
Il mondo del web, che nei mesi precedenti si era mobilitato in massa, esplode di gioia. Il motivo di tanta partecipazione emotiva risiede forse nel fatto che la Urru è una donna, una giovane donna che ha deciso di intraprendere un mestiere nobile e rischioso.
Nonostante i mesi di prigionia spera di tornare presto ad occuparsi dei suoi progetti in Africa. Quando ho letto questa sua dichiarazione mi sono commossa. E mi sono sentita tanto orgogliosa, perché la mia generazione può vantare persone come lei che si spendono con entusiasmo, fatica, dedizione per il proprio lavoro. In un'Italietta di soubrette in politica, di corpi manovrabili, di insulse menti femminili, ecco una ragazza (classe 1982) su cui puntare il dito con fierezza. 
Mentre facevo questi pensieri ho letto su Facebook lo status di un mio conoscente, che recitava più o meno così: "a Rossè, la prossima volta statte a casa". Lui, maschio poco più che trentenne, della periferia romana, elettore del Pdl: i requisiti parlano da soli, non c'è bisogno di aggiungere vocaboli; chiunque può leggervi palesemente "stolto" "pericoloso" "ignorante". 
L'irritazione si è placata solo quando ho scambiato delle opinioni in merito al tizio in questione con mia sorella e una mia amica di infanzia. Dalla stima che ho per queste persone (inutile dirlo anche loro infastidite dall'ennesima uscita della nostra conoscenza) ho sentito rinascermi la speranza. Saranno loro (Rossella, Antonella, Martina, ecc..) in qualità di mamme, di professioniste, di studiose, di educatrici, di cittadine probe a partorire una società di giusti.
Bentornata in patria Rossella! 



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