giovedì 25 novembre 2010

Per colpa di una donna nasce facebook

Ieri Aska è andata al cinema a vedere "The Social Network", film sulla nascita di Facebook. Uscendo dalla sala, andava elaborando alcune riflessioni: faccialibro nasce perchè un giovane studente di Havard viene mollato dalla fidanzata. Questo vuol dire che uno dei fenomeni più colossali dell'era informatica nasce nel modo più ovvio.
Mi aspettavo una genesi diversa, se vogliamo più "normale" (tipo: lo studente in questione elabora il progetto per un esame nel suo corso di laurea). E invece.
"Cosa è che non ti convince, Aska? Bello, per una donna uno realizza un fenomeno del genere". E' questo il punto. Le donne hanno ispirato da sempre il genio di grandi artisti, molte delusioni d'amore sono alla base della realizzazione di grandi capolavori. La letteratura, l'arte, la musica sono pregni di storie di questo genere. E' grazie alle amate signore che ancora oggi - leggendo, ascoltando, guardando - ci lasciamo commuovere dal Bello.
"Ma quella è Arte!".....già, e questo è Facebook. E questi sono gli anni 2000. Ora, nessuna discussione sulla moralità della nostra epoca. Non nasce con questo intento il post; non potrei nemmeno farlo, non sono una Filosofa. E poi non concordo per nulla con chi ritiene che questa sia un'era in cui la dittatura di internet ci rende tutti barbari capaci di generare solo bit: i Poeti ci sono ancora, sono solo poeti moderni.
Le riflessioni di Aska erano di una natura più sempliciotta: in un passato mitico, sull'onda della passione, i geni generavano opere di incommensurabile emozione, capaci di attraversare i secoli senza perdere di intensità e di valore. Oggi, per attirare l'attenzione di una donna, uno studente di informatica è capace di inventarsi un prodotto in grado di marchiare un'epoca, influenzare un linguaggio, aggregare il mondo intero. Il motivo generatore è comunque sempre il medesimo: ieri come oggi le donne sono muse di grandi Idee. E questo accadrà in secula seculorum, ne sono certissima.
Seconda riflessione: Mark Zuckerberg, da buon figlio dell'informatica, ha cercato di stemperare la sua delusione con la creazione di un prodotto virtuale. Con questo giocattolino sta facendo divertire migliaia di migliaia di persone in tutto il mondo, mentre nelle sue tasche entrano migliaia di migliaia di soldi. A neanche 30 anni è uno dei più giovani miliardari del mondo. Gulp! Alla faccia di tutti gli artisti morti senza un soldo in tasca.
Nel film c'è una scena degna di essere segnala. Mark è al computer; uno dei suoi avvocati si informa su cosa sta facendo. Lui risponde che sta controllando l'andamento di facebook in Bosnia. A quel punto la giovane avvocatessa lo guarda e pronuncia la seguente frase: "In Bosnia non hanno le strade, ma hanno facebook". Un guizzo di coscienza, affidato - guarda caso - ad una donna. Per un attimo tutti ci siamo ricordati che viviamo nell'epoca delle paradossalità: puoi diventare straricco a venti anni perchè una coetanea ti ha mandato al diavolo; puoi vivere in un paese in cui povertà e abbondanza si guardano perfettamente negli occhi senza che nessuno si senta indignato in modo serio; e puoi anche fare a meno di una strada che ti porta a scuola, l'importante è che tu abbia una connessione. Le tue strade, la tua cultura le puoi trovare su google.....

ps: cara Aska, dovrebbe riflettere sul fatto che il fenomeno or ora preso in questione è il protagonista dei primi due post. Mediti, mediti....

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