E' l'alba quando apro gli occhi oggi. Il dovere mi ha svegliato per ricordarmi che devo finire un po' di cose sacrificate per vivere testa e cuore un inaspettato presente. Metto su il caffè, accendo il computer e spalanco il balcone: la brezza, la brezza della mia terra, mi accarezza subito il corpo mentre gli occhi si lasciano stravolgere da un sorgere del sole che stamane è tremendamente intenso. E' un piacere che mi toglie il fiato per quanto è sublime.
Quando il resto della casa si sveglia io ho già vissuto almeno un paio di ore di concentrazione. Così di fronte alle chiacchiere mattutine di mia madre mi arrendo a fare una pausa e le propongo di sfruttarmi per qualche commissione, in modo tale da ristorare le gambe sempre ferme. E così mi ritrovo a camminare nella strada, ancora mezza addormentata, che fino alla seconda guerra mondiale era il corso principale del paese, ovvero via dei caffè. L'unico bar rimasto attivo è quello gestito da un mio caro amico: lo Storico Bar, il caffè più bello, kitsch e mondano di tutta la zona. Il proprietario andrebbe eletto il barista più elegante di Italia: lo guardo e inevitabile mi viene da dirgli "complimenti per essere così bello di prima mattina". E' abbronzato, depilato e vestito da passerella. Che contrasto con il mio look sinistroide, finto trasandato, finto povero. Mi risponde con una scrollata di spalle, perché per lui vestirsi bene è sacro e sottolinearlo è volgare. Altra regola con lui: se ti offre la colazione non devi rifiutarla. Così mi ritrovo a fare la seconda colazione della giornata con una sana fetta di ciambella fatta in casa e con una buona dose di gossip. Lo lascio promettendogli che la prossima notte che giocheranno a nascondino nei vicoli del rione io non mancherò. A un invito del genere non si può resistere, proprio no.
Prima di far ritorno a casa, mi fermo nella piazza principale a contemplare quel che resta della chiesa di San Bernardino: pare che un tempo fosse molto bella, peccato che a deturparla non sia stato tanto un incendio quanto il pessimo gusto della ristrutturazione. Triste sorte comune a molti tesori d'Italia, anche essi tristi testimonianze del cattivo operare della prima repubblica.
Prendo la salita di casa mia, fatta di noti - ai miei piedi - sanpietrini, con due buste cariche di verdure e carne nostrane, mentre sorrido al perché proprio non mi piace vivere in quelle anonime, estranee grandi città.
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