Nelle giornate in cui si innamora di Marina Cvetaeva, Aska si trova a pensare in continuazione a Mosca. E non lo fa esclusivamente per motivi letterari, ma soprattutto per questioni personali. Mentre era alle prese con gli annunci di lavoro, tra un sito deprimente e l'altro, si è imbattuta in una proposta davvero interessante. Leggendo i requisiti necessari per inviare la candidatura, con grande stupore, ha constatato che formazione ed esperienza erano quelle richieste. Peccato che stiamo parlando di Mosca. Bella nell'evocarla, meno nel doverla considerare come luogo di residenza. Si fosse trattato di due mesi, forse il tentennamento non ci sarebbe stato. Ma qui potrebbe essere qualcosa di molto lungo.
Eppure, amica mia, ti sei sempre descritta con la valigia in mano, pronta a saltare sul primo aereo disposto a portarti lontano dall'italico suolo. Ora che succede?
Succede che ... non mi sembra fattibile. Non c'entra la distanza, non c'entrano gli affetti, non c'entra una lingua e una cultura tanto diversa, non c'entra nemmeno quell'odioso Putin. Cioè tutti questi aspetti pesano nell'entusiasmo da porre nella scelta, tuttavia non sono determinanti nell'emettere una condanna perentoria. Il problema principale è che non ce la farei a vivere in un posto in cui fa molto freddo, e lo fa pure per tanti mesi l'anno. Sarebbe troppo penoso per me. Decisamente non potrei farlo. Si fosse trattato del Brasile non ci sarebbe stata alcuna forma di indecisione. O quasi.
Sarà colpa solo del clima? Forse quello che ti manca, mia cara Aska dal finto cuore vagabondo, è il coraggio. Il coraggio di partire. E quando parlo di coraggio di partire intendo intraprendere un viaggio dal senso più largo, globale, esperienziale. Il coraggio, darling, il coraggio: con esso puoi fare tutto, o almeno tentare tutto. Cercalo, trovalo, amalo. Abbi il coraggio di avere coraggio nella tua vita.
Avendo il coraggio di ricercare questo coraggio, forse.
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