La mattina, appena arrivata, mi passava L'Unità. Un giorno mi fermai a lungo a leggere la pagina della cultura: c'era un articolo sul Václav Havel drammaturgo. Ricordo che, una volta a casa, presi la lista dei libri da leggere e inserii subito alcune sue opere. Ogni volta che penso alla mia amica bibliotecaria rossa, penso sempre al proposito di esplorare l'Havel scrittore. Chissà perché, strani meccanismi tengono assieme i miei ricordi e i miei propositi.
Alla notizia della scomparsa dell'autore ceco sono andata a prendere la mia famosa lista: "Il potere dei senza potere" e "Lettere ad Olga" sono sempre lì, in bella vista. E' giunto il tempo di adempiere a quel vecchio desiderio di conoscenza. Penso che il 2012 possa essere l'anno giusto per il nostro incontro.
Intanto, mi sembrava doveroso ricordarlo in questo spazio. Evito di fare accenni alla rivoluzione di velluto, al muro di Berlino e a quant'altro riguardi la sfera politica di quest'uomo, voglio solo fermarmi a salutare lo scrittore Havel, lo scrittore che divenne presidente.
La Speranza
O abbiamo la speranza in noi, o non l'abbiamo;
è una dimensione dell'anima,
e non dipende da una particolare osservazione del mondo
o da una stima della situazione.
La speranza non è una predizione,
ma un orientamento dello spirito e del cuore;
trascende il mondo che viene immediatamente sperimentato,
ed è ancorata da qualche parte al di là dei suoi orizzonti.

Essere vittoriosi grazie alle proprie sconfitte.
(Lettere a Olga, 1988)
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