L'altra sera, mentre facevo svogliatamente zapping sui vari canali del digitale Rai, mi sono imbattuta in questo film del 2009, dal titolo "Due partite". L'avevo visto al cinema con le mie coinquiline di allora, e ci aveva così favorevolmente colpite che, sulla strada verso casa, ci aveva spinte a intraprendere una riflessione piuttosto personale. Vivevamo sotto lo stesso tetto, ma non eravamo proprio amiche (le confidenze non sono sempre necessarie quando si vive insieme, poiché ci si conosce attraverso i gesti quotidiani. Io, poi, dopo anni di gente varia fra i piedi, avevo deciso di non dare confidenza eccessiva). Quel film ci fece riflettere sul modo in cui consideravamo il rapporto di coppia, e mi diede ulteriore materiale su di loro e sulle donne in generale.
Mi fa sempre innervosire quando i miei amici, cittadini - e quindi non provinciali, come si definiscono loro - colti, moderni, à la page, dichiarano di essere tali solo perché scelgono rapporti sentimentali più liberi, sono a favore della convivenza e boicottano il matrimonio.
Ricordo un discorso di un mio compagno di università, che faceva più o meno così: "sono fortunato perché vivo a Roma. Il sabato vado in discoteca, conosco una ragazza e poi me la porto senza nessuna complicazione. Mica come accade da voi in provincia, dove non potete avere questi comportamenti così disinvolti". Certo, perché essere moderno significa farsi le ragazzine nel bagno di una discoteca. O essere moderne significa andare con degli sconosciuti nei bagni delle discoteca. Lo trovo un tantino squallido, ma il mio è un punto di vista campagnolo.
Il ragazzo in questione conosce una ragazza di paese, una di quelle che non ha bisogno dei bagni per rivendicare la sua femminilità, e scopre un mondo interessante, coinvolgente, che gli fa bene al corpo e all'anima (soprattutto).
Ma torniamo al film. Una delle ragazze, con cui sono stata al cinema, aveva un fidanzato con il quale - poco tempo dopo - è andata a convivere. Mai si sarebbero sposati perché lui è contrario al matrimonio; lui è un ragazzo dei nostri giorni, aperto, moderno, libero da mentalità ormai desuete. Sì, certo! Uno di quelli che veniva da noi si sedeva sul divano e aspettava che gli fosse preparato e servito il pasto. Quando era malato stava a casa nostra perché non poteva cucinarsi la pastina da solo. Non l'ho visto mai togliere la tavola, fare la spesa, aiutarla con le pulizie. Sono questi forse gesti da uomini dell'altro secolo, non adatti a chi ha avuto tante donne, a chi ha idee progressiste, a chi crede che i legami non debbano essere certificati se vogliono durare nel tempo, a chi ha una mentalità nuova.
Mia sorella si è sposata a 29 anni, suo marito a 27. Hanno compiuto un passo che non è più di moda, un passo ritenuto ridicolo, avventato, assurdo per dei ragazzi della loro età. Basta, però, stare nella loro casa anche solo per 24 ore per accorgersi di quanto il loro rapporto non sia per nulla fuori dal tempo.
Ho visto mia sorella alzarsi presto per preparargli la colazione, come gesto d'amore e non come obbligo dettato dal ruolo; ho visto lui chiedere scusa per aver leggermente alzato la voce o passare al supermercato e in tintoria dopo il lavoro. Li ho visti decidere insieme, in base alle esigenze di ciascuno, dove andare e cosa fare. Non hanno avuto bisogno di legami leggeri, di relazioni senza impegno, di bagni di discoteche, per essere felici; non hanno avuto paura di impegnarsi davanti a Dio e allo Stato italiano perché hanno sempre avuto fiducia e rispetto vero verso se stessi, verso l'altra persona e verso quella cosa speciale che c'è tra di loro.
Io la chiamo modernità, e voi?
Un giorno esisterà la fanciulla e la donna,
il cui nome non significherà più soltanto un contrapposto al maschile,
ma qualcosa per sé,
qualcosa per cui non si penserà a completamento e confine,
ma solo a vita reale: l'umanità femminile.
Questo progresso trasformerà l'esperienza dell'amore,
che ora è piena d'errore,
la muterà dal fondo,
la riplasmerà in una relazione da essere umano a essere umano,
non più da maschio a femmina.
E questo più umano amore somiglierà a quello che noi faticosamente prepariamo,
all'amore che in questo consiste,
che due solitudini si custodiscano, delimitino e salutino a vicenda.
Rainer Maria Rilkeil cui nome non significherà più soltanto un contrapposto al maschile,
ma qualcosa per sé,
qualcosa per cui non si penserà a completamento e confine,
ma solo a vita reale: l'umanità femminile.
Questo progresso trasformerà l'esperienza dell'amore,
che ora è piena d'errore,
la muterà dal fondo,
la riplasmerà in una relazione da essere umano a essere umano,
non più da maschio a femmina.
E questo più umano amore somiglierà a quello che noi faticosamente prepariamo,
all'amore che in questo consiste,
che due solitudini si custodiscano, delimitino e salutino a vicenda.
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