mercoledì 25 maggio 2011

Auguri Bob!

Bob Dylan ha compiuto 70 anni. E io lo festeggio spalmandomi sul viso grandi sorrisi con questa canzone.

But where are you tonight, sweet Marie ?



Well, anybody can be just like me, obviously
But then, now again, not too many can be like you, fortunately.

lunedì 23 maggio 2011

Marina Cvetaeva



"Non faccio alcuna differenza tra un libro e una persona, un tramonto, un quadro. Tutto ciò che amo lo amo di un unico amore"
(Il paese dell'anima. Lettere 1925-1941)


Alla mia povera fragilità
guardi senza sprecar parole.

Tu sei di pietra, ma io canto.
Tu sei un monumento, ma io volo.

Io so che il più tenero maggio
all'occhio dell'Eternità è nulla.

Ma io sono un uccello e non incolparmi
se una facile legge m'è imposta.

(16 maggio 1920)



Avendo il coraggio

Nelle giornate in cui si innamora di Marina Cvetaeva, Aska si trova a pensare in continuazione a Mosca. E non lo fa esclusivamente per motivi letterari, ma soprattutto per questioni personali. Mentre era alle prese con gli annunci di lavoro, tra un sito deprimente e l'altro, si è imbattuta in una proposta davvero interessante. Leggendo i requisiti necessari per inviare la candidatura, con grande stupore, ha constatato che formazione ed esperienza erano quelle richieste. Peccato che stiamo parlando di Mosca. Bella nell'evocarla, meno nel doverla considerare come luogo di residenza. Si fosse trattato di due mesi, forse il tentennamento non ci sarebbe stato. Ma qui potrebbe essere qualcosa di molto lungo.
Eppure, amica mia, ti sei sempre descritta con la valigia in mano, pronta a saltare sul primo aereo disposto a portarti lontano dall'italico suolo. Ora che succede?
Succede che ... non mi sembra fattibile. Non c'entra la distanza, non c'entrano gli affetti, non c'entra una lingua e una cultura tanto diversa, non c'entra nemmeno quell'odioso Putin. Cioè tutti questi aspetti pesano nell'entusiasmo da porre nella scelta, tuttavia non sono determinanti nell'emettere una condanna perentoria. Il problema principale è che non ce la farei a vivere in un posto in cui fa molto freddo, e lo fa pure per tanti mesi l'anno. Sarebbe troppo penoso per me. Decisamente non potrei farlo. Si fosse trattato del Brasile non ci sarebbe stata alcuna forma di indecisione. O quasi.
Sarà colpa solo del clima? Forse quello che ti manca, mia cara Aska dal finto cuore vagabondo, è il coraggio. Il coraggio di partire. E quando parlo di coraggio di partire intendo intraprendere un viaggio dal senso più largo, globale, esperienziale. Il coraggio, darling, il coraggio: con esso puoi fare tutto, o almeno tentare tutto. Cercalo, trovalo, amalo. Abbi il coraggio di avere coraggio nella tua vita.

Avendo il coraggio di ricercare questo coraggio, forse.

domenica 15 maggio 2011

Matrimonio a Bratislava



La scorsa settimana si è sposata una delle mie più care amiche europee, portando all'altare un ragazzo indiano. I due si sono conosciuti a Tubinga, ove entrambi svolgono un dottorato di ricerca (lei in filosofia, lui in biologia). A luglio, discussa la tesi, si trasferiranno a Los Angeles, destinazione centri di ricerca e università californiane.
Ho incontrato per la prima volta la sposa nel 2004, nell'anno dei nostri soggiorni Erasmus. Lei lo stava svolgendo a Roma, io ero stata nell'est magiaro (terra natia dei suoi nonni). In quel periodo Monika era una studentessa di filosofia dell'università di Vienna con una passione folle per l'Italia, corredata di cotanto amore per un bel siciliano. Io, invece, ero di ritorno dal semestre passato a Debrecen, nel cuore un biondino di Budapest, e poca voglia di vivere a Roma. Il suo amore per l'Italia è rimasto intatto, il mio per l'Ungheria un po' meno.
I due sposi hanno detto "sì" nella splendida cattedrale di Bratislava, con una cerimonia in inglese, ungherese e slovacco; alcuni momenti sono stati anche in italiano e tedesco. I preti passavano con tanta naturalezza da una lingua all'altra (a dispetto di quanti sostengono che bisognerebbe usare il latino per unificare i fedeli di diversa provenienza). Il coro, formato dagli amici tedeschi di lei, ha cantato in inglese e in italiano. Sono accorsi amici da ogni parte d'Europa, compresa la delegazione italiana (Genova, e noi da Roma). Forse più che gli invitati o il plurilinguismo della celebrazione, colpiva soprattutto la composizione della famiglia della sposa. Sembrava di essere stati proiettati nel prossimo futuro, quando le famiglie-mondo saranno una prassi e non un'eccezione eccentrica. I suoi genitori appartengono alla minoranza ungherese della Slovacchia; un fratello ha sposato una inglese, mentre un altro una deliziosa giapponese. Con il neosposo hanno acquisito in famiglia un indiano appartenente ad una delle prime famiglie dell'India convertite al cattolicesimo addirittura dai portoghesi (il cognome è tutto portoghese, mentre il nome è tipically british!).
Prima di cominciare il banchetto il padre ha fatto un discorso di ringraziamento in inglese, ungherese, italiano e tedesco. E' stato un momento davvero commovente. Gli sembrava che sulla sua famiglia ci fosse un particolare disegno di fratellanza universale. Loro possono asserire, senza apparire troppo idealistici, che una umanità più vicina, solidale, nuova è in cammino. Mentre lui parlava mi sono venute in mente alcune parole di Julia Kristeva, presenti nel libro "Il rischio di pensare": "Gli stati nazioni che ancora oggi ci sembrano così naturali (tanto che si considera altrettanto naturale che esistano gli stranieri), stanno modificandosi e a lungo termine sono destinati a scomparire in un mosaico di differenze etniche, culturali e personali. Mi piace sognare questo futuro ancora utopico ma in un certo qual modo, ho l’impressione di esserci oggi stesso”.
I vari invitati poi sono stati posizionati al tavolo con un criterio ben preciso: evitare di raggruppare una stessa nazionalità (con grande panico degli italiani, costretti a tenere discorsi in inglese). A parte ciò il matrimonio è stato in perfetto stile slovacco. In tutto. Dalla acconciatura della sposa e della sorella - testimone, allo stile e ai colori degli abiti, alle pietanze. Il bello è stato proprio questo che, a dispetto della globalizzazione e del multiculturalismo, molte cose appartengono al patrimonio nazionale e trasformarle è ancora molto difficile. Per fortuna. A conferma di ciò basti menzionare uno dei momenti topici: la cena è cominciata con una portata abbondante di brodo di pollo. La faccia degli italiani era da immortalare, quella mia in particolare. Mentre tutta Europa mangiava con gusto il primo piatto, noi ci siamo limitati ad un assaggino, giusto per non essere scortesi. In quel preciso momento ho proprio pensato che fossimo salvi: l'omologazione è ancora ben lontana dal contaminarci.





giovedì 12 maggio 2011

Quando la favella non è più tale

E' da tanto, troppo tempo che non oso incanalare i miei pensieri in direzione di questo spazio. Tante le idee e poca la voglia di renderle digitali. Succede. Ci sono periodi di fervore comunicativo e altri di silenzio. Questo è un periodo di stallo totale: nemmeno a voce riesco più ad elaborare dei discorsi coerenti. Spesso, anzi, mi capita di lasciare le frasi a metà, terminandole con uno sbrigativo e immediato verso. Esempio: "è che io vorrei essere più ... gnu, capito?". Decisamente esplicativa.
Un giorno mi sono addirittura chiesta che fine avessero fatto le subordinate. I merletti della lingua italiana (così piacevoli quando non sono troppo ridondanti), sono stati bannati persino dai miei soliloqui, con i quali un tempo esibivo la migliore sintassi e il migliore lessico da me posseduto. Oggi essi sono palcoscenico solo per fugaci coordinate.
Se la complessità morfosintattica non è più tale, in compenso il lessico ha acquisito nuovi confratelli. Qualcuno ha notato "bannati"? Quando l'ho scritto mi sono sentita molto figlia del tempo moderno, mi sono sentita molto giovine.
Ammettiamo pure che allorquando l'ho visto mostrarsi sullo schermo ho provato a pensare ad un termine che avesse meno il sapore di rivoluzione digitale; cioè ne ho cercato - inutilmente - uno proveniente dal remoto secolo dell'analogico, quello più vicino alla mia formazione barra educazione barra cultura barra età. Tuttavia, il maledetto in questione è guizzato fuori con tale preponderanza da scavalcare tutti i possibili colleghi. Benché avessi provato a sostituirlo con altri ritenuti più aristocratici, il borioso neologismo digitale aveva già messo radici nella frase. Ahimè (lungo sospiro), non era la prima volta che una parola à la page prendesse il posto di una di antica tradizione nei miei elaborati didattico - comunicativi. Purtroppo.
Adieu eleganza linguistica, ti ho bramata ma mai fatta mia.


Ps speranzoso: qualora dovessi ricominciare ad usare vocaboli ritenuti dai comunicatori del terzo millennio un tantino desueti, sarà mia premura postarli subito in codesto spazio. Potrebbe trattarsi di un avvenimento di portata megagalattica.

mercoledì 13 aprile 2011

Vale la pena di vivere: i 10 punti dei miei amici

Qualche settimana fa ho lanciato ai miei amici la medesima proposta fatta da Roberto Saviano ai suoi lettori: scrivere un elenco con dieci motivi per cui valga proprio la pena vivere.
E' stato bello vedere l'entusiasmo e la prontezza con cui alcuni hanno aderito. Man mano che mi facevano pervenire i loro punti sentivo accrescere la commozione. Scoprivo e riscoprivo la bellezza del loro modo di essere, la potenza della loro Vita.
Mi fermo qui. Preferisco non aggiungere altro, in quanto ogni chiosa finirebbe per essere un ricamo inutile ai loro - per me - emozionanti elenchi.
Rigorosamente in ordine alfabetico:

Alberto

Elenco con solo dieci di tutte le cose per cui secondo me vale la pena di vivere.

1) Parlare in macchina a motore spento.
2) I bambini, soprattutto quando ti fissano e non capisci perché.
3) Suonare. Il pianoforte, da solo. La chitarra, con poche persone. Ma anche da solo.
4) Gli sms che non ti aspetti la sera tardi.
5) Il mare.
6) Ridere (e a volte anche piangere).
7) Le notti di pioggia.
8) Gli occhi di alcune persone, il sorriso di altre.
9) Innamorarsi.
10) Guidare piano, con la radio bassa, quando in strada ormai non c'è più nessuno.

Antonella

E se fossero più di dieci??

1) Realizzare il mio sogno nel cassetto.
2) Le lacrime di emozione della mia famiglia che in quel momento è fiera di me.
3) Il tramonto sul mare, le passeggiate in montagna, gli alberi in fiore in primavera … semplicemente Madre Natura.
4) L’Amore di Dio che sa stupirmi nelle piccole cose di ogni giorno, come la scoperta dell’Ideale dell’unità che ha cambiato la mia vita.
5) Quel nostro primo bacio, una sera di fine ottobre al chiaro di luna e come sfondo il Colosseo.
6) Mia nonna.
7) Camminare tutta la notte per le vie di Madrid con la mia sorellina spagnola ripercorrendo le tappe di 6 meravigliosi mesi!
8) Gli amici: la complicità, la gioia nei loro occhi, ridere di cuore insieme.
9) Un oggetto scintillante al dito anulare che simboleggia l’amore e l’unione con Francesco.
10) Roma di notte … affascinante e tutta mia!
11) Mangiare una pizza margherita con mozzarella di bufala a Napoli con vista sul golfo!
12) Un’opera d’arte, la mia musica preferita, un buon libro.
PS: Tra qualche anno sono sicura che potrò aggiungere altre emozioni,molto molto più grandi!

Emanuela

1) Il frastuono delle canzoni e dei balli improvvisati tra una chitarra e dei bonghi durante ogni festa in famiglia.
2)Le ottobrate intorno al fuoco con un bicchiere di vino rosso e i racconti dei tuoi amici.
3) Le piccole sorprese che ti lasciano senza fiato.
4) Perdersi in uno sguardo che non ha bisogno di parole.
5) I viaggi in macchina, in una giornata di sole, con la musica alta e il vento tra i capelli.
6) Il fascino e il calore sempre nuovo di legami che sanno di eternità.
7) Ritrovarsi a tu per tu con l’oceano e scoprire dentro di sé un profondo senso di libertà.
8) La carezza di un Amore che vale e dà senso a tutti i tuoi dolori subiti.
9) La luce negli occhi di chi hai saputo rendere felice.
10) Ritrovarsi a scrivere questa lista e realizzare che si hanno molto più di 10 buoni motivi per cui valga la pena di vivere.

Maria Antonia

1) Lo sguardo fiero e commosso di mia nonna che al suo 90esimo compleanno si vede circondata da tutti i suoi nipoti
2) Boato del San Paolo al pareggio del Napoli contro il Milan negli ultimi minuti di recupero
3) I volti sorridenti delle persone quando si sentono amate da un tuo gesto
4) Il ritrovarsi con gli amici, sorridere e ridere della propria vita nonostante alle volte sembra che tutto remi contro
5) Il restare incantata nel vedere i peschi fioriti dopo rigidi inverni
6) Perdersi nei pensieri osservando il sole che tramonta nell'azzurro del mare, dal balconcino di una chiesetta a strapiombo sul mare mentre senti le onde infrangersi fra gli scogli.
7) Sentire che l'amore dei tuoi genitori non cambia, anche se tu ti senti cambiato
8) L'Amore, quello vero, sincero e disinteressato.
9) Sentirsi dire, quando ti senti una nullità: "meno male che ci sei"
10) La speranza di veder realizzati i tuoi sogni più grandi

Pierluigi

1) La vita
2) L’abbraccio delle persone che ami.
3) Il silenzio in Chiesa un mercoledì pomeriggio mentre capisci che comunque vada sarà bello.
4) Ascoltare “Every little thing gonna be all right” sul pullman, di sera, quando torno a casa dopo tanto tempo, pensando alla mia famiglia.
5) Un pallone, un campo, una squadra…
6) I sorrisi.
7) Curare una persona e dirle che andrà tutto bene.
8) Le luci di Natale.
9) L’agnello arrosto con le patate al forno
10) Un bicchiere di vino, qualche amico risate e voglia di vivere.

Valeria:

1) Lo sguardo di Dio, quando lo scorgo nei momenti in cui meno lo cerco.
2) Mio figlio Giuseppe: sempre e comunque. Quando mi abbraccia, quando scalcia, quando sorride, quando strilla, quando danza, quando scappa, quando passeggia, quando si aggrappa a me...
3) Il calore degli abbracci di chi amo, i suoi baci, la sua mano che mi cerca di notte, i nostri lunghi bagni, le nostre chiacchierate, le nostre passeggiate in silenzio...
4) La mia famiglia di origine e la famiglia che ho formato con Giovanni.
5) Gli amici veri: pochi, ma sinceri.
6) Il buon cibo, meglio se consumato con una buona compagnia.
7) Contemplare il cielo in ogni parte del mondo ed in ogni momento. Nel centro di Roma come nella foresta pluviale, in riva al mare come ai piedi del Monte Rosa.
8) Chiacchierare con persone intelligenti.
9) La passione per la lettura. Un buon libro è un amico indispensabile.
10) Viaggiare, e scoprire luoghi ignoti, scorci di mondo nuovi, anche solo a pochichilometri da casa.



Ps: poco prima di aprire questo post sono andata a rileggere la mia lista, per scoprire il dinamismo interessante della vita. Se avessi dovuto scriverla oggi sarebbe stata sicuramente differente. Avrei tolto qualcosa per fare spazio al seguente punto:
- un pomeriggio di primavera mentre con Alberto ci parliamo avvolti in un rosso tramonto, seduti nella campagna romana.

venerdì 1 aprile 2011

Mia cara Virginia

Non riesco a togliermi dalla mente Virginia. Virginia Woolf. Il pensiero di lei sopraggiunge non appena mi concedo un attimo di libertà dalla frenesia e dal tepore delle novità del momento. Improvvisamente tutto scompare, e arriva lei. Si insinua tra le mie piacevoli sensazioni, lasciandomi con il fiato corto.
Non mi era mai capitato che un libro mi rilasciasse tanto disagio soltanto nel momento in cui l'avessi terminato. Nei giorni in cui l'avevo tra le mani non sempre ero convinta di portarlo a termine, in alcuni punti si lasciava leggere troppo meccanicamente, senza coinvolgimento apparente. Adesso, però, liberarmi da esso mi risulta davvero arduo. Il punto è che non riesco a staccarmi da lei, da Virginia, dalla sua controversa vena di vivere. Quelle memorie sono percorse da un'angoscia velata ma tanto insinuante. E' inevitabile pensare a quanto i suoi disturbi debbono averla tormentata molto più di quanto il libro mostri (molte delle parti più intime sono state omesse per volontà del marito). Eppure il non detto è palesemente esplicativo. La malattia di Virginia è presente, pulsa, sconvolge. Mi sconvolge.

"Eppure l'unica via eccitante è quella immaginaria. Appena metto in moto le rotelle nella mia testa non ho più molto bisogno di soldi o di vestiti, e neppure di una credenza, un letto a Rodmell o un divano" (aprile 1928).

Non sono solo dense di angoscia queste sue pagine intime, sono anche una finestra spalancata sulla letteratura, sul suo amore per le lettere e per lo scrivere. Tanti i riferimenti ai libri letti, agli autori approfonditi. Che voglia smisurata di penetrare nei classici come fa lei.

"A volte penso che il paradiso debba essere un continuo infinito leggere" (luglio 1934).

Io penso che sia un continuo leggere e un continuo amare, mia cara Virginia...




25 gennaio 1882 - 24 gennaio 1982.
28 marzo 1941, giorno in cui mette fine alla sua vita - 31 marzo 2011, finisco di leggere le sue memorie.