Ci provo in tutti i modi ad essere concentrata sugli impegni del presente, sugli incontri del presente, sui doveri del presente, sulla Vita presente. Ci provo e ci riesco poco.
E' un mese difficile questo, lo sapevo. Stringo i denti e mi ripeto che il primo marzo forse andrà meglio, giacché avrò superato un febbraio pieno di evocazioni, di ricordi, di anniversari e di nostalgie.
Ieri la notizia che questa vita di attesa, di solitudine nell'attesa, sarà probabilmente molto più lunga di quanto io e Lui ci auspicavamo. Quel domani non sembra così prossimo. Sarà un febbraio di decenni in attesa di maggio. Forse.
Stamattina mi ritrovo bambina, nella sala da pranzo di mia nonna, di fronte a quella cornice "speciale", come lei ci teneva a precisare. Quella cornice conserva le medaglie di mio nonno guadagnate durante la seconda guerra mondiale. C'è anche una foto di lui in divisa con tutte le medaglie appuntate.
Mia nonna mostrava quel quadro a tutti, con un orgoglio di donna innamorata fiera del suo uomo. Io l'ho mostrato a Stefano qualche mesetto fa, tutta orgogliosa, fiera di mia nonna. Quel quadro racconta, infatti, non le prodezze di mio nonno ma quelle di Lei, di quella ragazza che per anni ha aspettato il ritorno di quell'uomo.
Subire gli eventi, tribolare e attendere è terribile. Ci fai i conti ogni giorno, mentre aspetti che arrivino parole di tenerezza e di incoraggiamento dal fronte, mentre provi a stare in piedi per te e per Lui.
Stamattina solo lì, con mia nonna che guarda quel quadro e io che guardo lei. Siamo lì insieme, sole. Sappiamo che a marzo andrà meglio, ci sarà un mese in meno in attesa di maggio, in attesa di quell'abbraccio.
Oh, father of the four winds, fill my sails, across the sea of years
With no provision but an open face, along the straits of fear
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