Ho cercato delle citazioni di autori israeliani che potessero accompagnare le foto scattate a Gerusalemme, ma nessuna riusciva ad esprimere quello che questa città è, che cosa trasmette, la sua atmosfera, le sue tante lingue e i suoi tanti volti giunti da ogni dove per adorare il proprio Dio.
E' una città unica al mondo, una città che può essere compresa soltanto nel momento in cui la si percorre nei suoi quartieri, nei suoi luoghi di culto, tra le macerie di tempi antichi, in mezzo a popoli così distanti geograficamente, fisicamente e soprattutto culturalmente.
E' la città cosmopolita per eccellenza. Lo era già ai tempi di Gesù, e lo deve essere necessariamente ora, in questi tempi di cultura globale e di tendenze divisorie pericolose, in cui mangiamo, beviamo, indossiamo, visitiamo, leggiamo e parliamo il mondo dell'Altro, verso il quale però mostriamo diffidenza, timore, fastidio. E quasi mai accoglienza. In Gerusalemme guardiamo noi stessi, il nostro passato mitico e il nostro presente tanto, tanto complesso da gestire.
Per questa ragione è una città che incanta e disincanta il cittadino del mondo.
Porta di Giaffa
Quartiere armeno
Basilica del Santo Sepolcro
Pietra dell'Unzione
Venduta del Muro del Pianto e della Moschea
Con la nostra guida nel quartiere ebraico. Non poteva non chiamarsi Abraham
Una coppia che decide di pregare insieme al Muro del Pianto
Le sfumature dell'ebraismo
Piscina di Betsabea, dove Gesù guarì il paralitico
Nel giardino della Chiesa di Sant'Anna, il posto che più mi ha emozionato. Qui sorgeva la casa di Maria.
Io e questa gattina dallo sguardo offuscato ci siamo coccolate. E capite.
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